In una sera di fine novembre di 400 anni fa, Galileo Galilei puntò il
suo cannocchiale verso la Luna. Per la prima volta il nostro satellite,
che per millenni aveva custodito gelosamente i misteri sulla sua vera
natura, composizione e aspetto, iniziò a rivelarsi all'indagine
scientifica. Da quelle prime osservazioni con un rudimentale strumento
ottico l'uomo ha fatto passi da gigante nello studio e nella conoscenza
della Luna, arrivando anche a calpestarne il polveroso suolo in una
notte di luglio di 40 anni fa. Oggi, quasi a voler celebrare nel più
degno dei modi questi anniversari, la NASA ha ufficializzato una delle
più importanti scoperte relative al nostro satellite: l'acqua. Ne era
già stata recentemente accertata la presenza grazie all'individuazione
di significative quantità di idrogeno, ma ora sappiamo che è
copiosamente e diffusamente presente sotto forma di ghiaccio nel
sottosuolo lunare delle regioni perennemente in ombra nei pressi del
polo sud. La scoperta, frutto dell'analisi dei dati raccolti nel corso
della missione LCROSS (Lunar Crater Observatione and Sensing Satellite),
e rilanciata da molti mezzi di informazione, è di straordinaria
importanza: il ghiaccio presente nel sottosuolo lunare rappresenta,
infatti, non solo un cospicuo giacimento di acqua da sfruttare in future
missioni spaziali, ma, come per i ghiacci artici terrestri, è uno
strumento fondamentale di indagine sulla storia e l'evoluzione del
nostro satellite, poiché conserva le tracce degli eventi che lì si sono
verificati nel corso di miliardi di anni. "Stiamo
svelando i misteri della Luna e di conseguenza del sistema solare"
afferma con orgoglio il ricercatore della NASA Michael Wargo. "Siamo
semplicemente estasiati" gli fa eco Anthony Colaprete,
responsabile scientifico della missione, che nel corso di una conferenza
stampa ha presentato i risultati ottenuti dall'analisi dei dati raccolti
da LCROSS. Lanciata il 18 giugno 2009 insieme all'altra sonda LRO, pure
destinata a studiare il nostro satellite, LCROSS ha percorso
complessivamente 9 milioni di chilometri prima di schiantarsi, insieme
all'ultimo stadio del razzo vettore che l'ha trasportata verso la Luna,
all'interno del cratere Cabeus, in prossimità del polo sud lunare, lì
dove i raggi del Sole non riescono mai a illuminarne i ripidi pendii.
L'impatto è avvenuto lo scorso 9 ottobre, dopo 113 giorni di missione. A
seguito dello schianto si è sollevata un'enorme nube di polveri e
vapore, mentre una seconda colonna di detriti più pesanti si è formata
con un'angolazione minore rispetto alla superficie lunare. L'analisi
spettroscopica condotta sia in banda infrarossa che ultravioletta ha
permesso di accertare l'inequivocabile presenza di abbondanti quantità
di acqua in entrambi i pennacchi sollevatisi, mettendo così fine al
luogo comune che voleva la Luna completamente arida. L'analisi dei dati
raccolti da LCROSS proseguirà ora per meglio comprendere quale sia la
distribuzione dei giacimenti di ghiaccio nel sottosuolo lunare. |