Ad appena 1,6 milioni di anni luce di distanza dalla nostra galassia
troviamo NGC 6822, più nota come Barnard’s Galaxy, dal nome
dell’astronomo americano, Edward Emerson Barnard, che per primo la
segnalò dopo averla osservata con un rifrattore di 125 mm di diametro.
È una delle galassie a noi più vicine e appartiene al cosiddetto Gruppo
Locale. Le sue dimensioni sono estremamente ridotte, solo un decimo di
quelle della nostra galassia, e contiene solo circa 10 milioni di
stelle, contro i nostri circa 400 miliardi. Queste caratteristiche,
unite ad una forma piuttosto indefinita, la fanno rientrare nel novero
delle galassie nane irregolari. Nondimeno, l'immagine ottenuta col
telescopio di 2,2 metri dell'ESO, che opera sotto i bui cieli di La
Silla, in Cile, ce la restituisce in tutta la sua sfolgorante bellezza.
Nelle regioni periferiche della piccola galassia si notano facilmente
alcune nebulose tondeggianti: si tratta di regioni di formazione
stellare nelle quali giovani ammassi hanno iniziato a spazzare i
dintorni con il loro poderoso vento, comprimendo e illuminando così i
gas residui, e conferendo ad essi una forma a bolla, che dal nostro
punto di osservazione risulta più densa sulla circonferenza. È assai
probabile che l’innesco di queste regioni di formazione stellare abbia
la stessa origine della forma irregolare della Barnard’s Galaxy, ovvero
l’incontro ravvicinato con un’altra galassia del gruppo locale, con
conseguenti reciproche perturbazioni gravitazionali. A questo meccanismo
evolutivo si deve il fatto che le galassie nane rappresentano la
tipologia di galassia più diffusa e il loro studio è importante proprio
perché ci fornisce importanti indicazioni sui meccanismi di interazione
fra galassie. |