Hubble cattura il
KBO più piccolo


Ha un diametro di appena 1 km, dista 4,2 miliardi di chilometri e la sua magnitudine è 35, ma il telescopio spaziale Hubble l'ha beccato ugualmente. Come ha fatto visto che nella migliore delle ipotesi può riprendere oggetti celesti di magnitudine 30, quindi 100 volte più "brillanti"?
L'HST controlla la propria posizione rispetto alle stelle e quindi il proprio puntamento grazie a strumenti chiamati Fine Guidance Sensors (FGS). Questi puntano una gran quantità di stelle in una fascia di cielo ampia 40 gradi e centrata sul piano del sistema solare. A seconda di dove il telescopio sta puntando, la luce di diverse stelle di riferimento viene registrata ben 40 volte al secondo per garantire il miglior posizionamento possibile, quindi una gran quantità di dati che si accumulano e che alcuni ricercatori guidati da
Hilke Schlichting (del California Institute of Technology) hanno pensato bene di analizzare alla ricerca di occultazioni da parte di piccoli abitanti del sistema solare, eventi possibili dal momento che la gran parte dei corpi minori orbita entro la fascia di cielo puntata dagli FGS.
Schlichtingn e colleghi hanno analizzato dati relativi a 50mila stelle guida, raccolti negli ultimi 4 anni e mezzo e corrispondenti a 12mila ore di registrazioni di curve di luce da parte dell'Hubble. Da quella enorme messe di dati è saltata fuori una sola occultazione ma molto significativa, un evento durato appena 0,3 secondi, provocato dal passaggio dinanzi a una stella di un Kuiper Belt Object, uno di quegli asteroidi/comete che popolano un ampio spazio toroidale oltre l'orbita di Nettuno, e che sono ritenuti essere il residuo più esterno della formazione del sistema solare, senza dimenticare che molto, ma molto più in là c'è sempre la nube di Oort.
Il risultato del paziente lavoro svolto dal team sopra citato è stato pubblicato sull'odierna edizione di Nature, e comporta delle conseguenze piuttosto interessanti: se nella fascia di Kuiper ci sono oggetti così piccoli, vuol dire che anche là è in corso da miliardi di anni un'evoluzione collisionale paragonabile a quella della fascia asteroidale compresa fra Marte e Giove. Il risultato di tale evoluzione è la produzione di piccoli corpi a partire da scontri fra oggetti di taglia maggiore, quindi non solo oltre Nettuno la densità di KBO è probabilmente maggiore di quanto sinora ritenuto, ma devono anche esserci numerosissimi oggetti di piccola taglia, come quello che ha prodotto l'occultazione registrata da Hubble. Diversamente dovremmo ammettere che un singolo e piccolissimo corpo celeste, sperduto in uno spazio enorme, un punto remotissimo, è fortuitamente passato davanti a un altro punto (la stella) proprio nel momento in cui un FGS la stava puntando. Sembra più azzardato che ammettere una nutrita popolazione di simili oggetti.
Per trovare conferme a quest'ultima ipotesi, Schlichting e colleghi passeranno ora ad analizzare precedenti registrazioni di stelle guida, andando a coprire l'intero periodo di operatività di Hubble, iniziato nel lontano 1990.


Credit: NASA, Caltech.
 
    
Autore: Michele Ferrara