Titano è un mondo idrologicamente attivo e il metano ha lo stesso ruolo
che l'acqua ha qui sulla Terra. Questa è la conclusione di una lunga
ricerca condotta da Mike Brown, del Caltech, in collaborazione con altri
ricercatori che da lungo tempo studiano i dati e le immagini inviateci
dalla sonda Cassini, impegnata da 5 anni nella raccolta di informazioni sul
complicato sistema di Saturno.
Come è noto, su Titano abbonda il metano, che in superficie forma numerosi bacini più o
meno grandi, e che è presente in atmosfera frammisto a un suo derivato,
l'etano, tipico anch'esso della
superficie, ma meno propenso a generare una qualche forma di attività idrologica.
Lo studio ha avuto come obiettivo il polo sud di Titano, dove sta
terminando la stagione estiva. In particolare, sono state analizzate
immagini riprese a lunghezze d'onda dove tipicamente appaiono più
brillanti gli strati dell'atmosfera di Titano quasi a contatto con la
superficie, fra i 250 m e i 20 km di quota. Ed entro questo intervallo,
a soli 750 m dal suolo, si sono palesate delle nubi isolate non connesse
agli strati superiori: praticamente qualcosa di simile alla nostra
nebbia, benché composto essenzialmente di metano (si veda il riquadro
nella foto sopra).
Ora, quella nebbia può formarsi solo in due modi: o
attraverso la condensazione di metano allo stato gassoso, a causa di un
raffreddamento del gas stesso, oppure per evaporazione di metano
liquido. Poiché non si conosce un valido motivo per cui una superficie
già freddissima possa localmente far registrare improvvisi cali di
temperatura, tanto da produrre la condensazione di masse d'aria, si ha
come unica alternativa la produzione di nebbie a partire da un fenomeno
di evaporazione di metano liquido, non necessariamente riconducibile
solo ai grandi bacini fotografati dalla Cassini.
L'evaporazione finirebbe col produrre anche delle precipitazioni, con conseguente umidità
aggiuntiva sulla superficie e quindi altra evaporazione.
Le nebbie individuate dal team di Brown, in sostanza indicherebbero che
su Titano è presente un ciclo di evaporazione/precipitazione nel quale
superficie e atmosfera si scambiano del metano (qualcosa di simile al
ciclo dell'acqua sulla Terra).
Ad innescare il tutto devono però necessariamente essere state della
masse liquide, serve quindi la prova, finora non così forte, che almeno
alcuni dei grandi bacini di metano del satellite si trovano allo stato
liquido. Ed ecco la prova decisiva: in un'immagine ripresa dalla Cassini è stato
riconosciuto il riflesso della luce solare in uno specchio liquido
situato verso il polo nord di Titano, una regione particolarmente ricca
di bacini (si veda la foto sopra). Era un fenomeno atteso ma mai
rilevato, fino ad ora. Il lago che ha prodotto il riflesso è il Kraken
Mare, una distesa di metano ampia quanto il Mar Caspio.
E' la conferma definitiva della vitalità idrologica di quel lontano
mondo. |