Da una serie di lavori presentati alla Atmospheric Science Conference di
Barcellona (7–11 settembre) è emerso come la quantità di ozono nella
stratosfera stia costantemente crescendo dal 1997. La crescita non è
elevatissima, essendo compresa fra lo 0,8% e l'1,4% per decade, ma è più
che sufficiente per far sperare in un prossimo dissolvimento del
famigerato "buco nell'ozono" che tanto ha fatto discutere nell'ultimo
trentennio. Fra i lavori presentati, particolarmente interessanti sono
stati quelli del team di
Diego
G. Loyola (German Aerospace Center) e del team di Ashley Jones e Jo
Urban (Sweden’s Chalmers University), tutti basati su dati raccolti da
strumenti a bordo di satelliti europei dell'ESA, fra cui GOME su ERS-2,
SCIAMACHY su Envisat e GOME-2 su MetOp-A.
Come noto, la funzione involontaria dello strato di ozono
è quella di proteggerci dalla radiazione ultravioletta proveniente
prevalentemente dal Sole. Molto sommariamente: il fotone ultravioletto
entra nella stratosfera, urta una molecola di ozono, che è composta da 3
atomi di ossigeno (è detto anche ossigeno triatomico) e lo dissocia in
una molecola di ossigeno (O2)
e in un atomo libero di ossigeno (O), scaricando la propria energia e
divenendo così innocuo. Se l'uomo non fa nulla, la molecola e l'atomo
libero di ossigeno hanno modo di ricombinarsi e di ricostituire l'ozono,
ma se immettiamo in atmosfera molecole (gas vari) in grado di catturare
l'atomo libero, ecco che diminuiscono gli atomi di ozono che hanno
occasione di ricombinarsi. E' pur vero che anche l'O2
può essere dissociato in due O liberi, ma per farlo è necessaria
un'energia media ben superiore a quella che dissocia l'O3
e quindi il bilancio va comunque in negativo. Questo deficit divenne
evidente negli anni Ottanta e nel 1987 fu deciso a livello
internazionale, attraverso il
Montreal Protocol, di regolamentare la produzione e l'immissione in
atmosfera di tutte quelle sostanze in grado di ostacolare il
ricombinamento dell'ozono.
Grazie a quell'accordo, la dispersione dell'ozono stratosferico è andata
frenando, e dal 1997 si è registrata un'inversione di tendenza,
confermata da studi effettuati dal suolo. Ora l'unico pericolo può
venire da quelle economie emergenti (o già emerse) che non brillano in
materia di rispetto dell'ambiente...
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