1 Dic. 2010

 

SO2 su Venere: mistero risolto

 

Nel 2008, la sonda Venus Express dell’ESA aveva scoperto uno strato di biossido di zolfo nell’atmosfera di Venere a una quota compresa fra 90 e 110 km. Fino ad allora l’elemento era stato osservato solo a quote inferiori, comprese fra 50 e 70 km, e nulla lasciava ipotizzare che potesse salire oltre, perché ci si aspettava che la radiazione solare distruggesse rapidamente le sue molecole.
Il biossido di zolfo presente nell’atmosfera venusiana deriva dalle eruzioni vulcaniche che hanno interessato il pianeta in un passato più o meno lontano. Una volta liberato dal materiale magmatico tende a combinarsi con il vapore d’acqua, presente anch’esso nell’atmosfera, e a produrre molecole di acido solforico, uno degli elementi più abbondanti nella spessa coltre nuvolosa di quell'infernale pianeta.
Le temperature presenti fra 50 e 70 km di quota consentono all’acido solforico di presentarsi sotto forma di minuscole goccioline, paragonabili a una foschia, che è in grado di respingere parte della radiazione solare entrante, termostatizzando, seppure su livelli elevati, l’atmosfera di Venere.
Se sale ulteriormente di quota, la molecola dell’acido solforico viene scissa dalla radiazione solare e si ripresentano così separate quelle del biossido di zolfo e dell’acqua. Prima di arrivare a ciò, l’acido perde la consistenza “nebbiosa” trasformandosi decisamente in gas, nel quale stato, caratterizzato da maggior trasparenza alla radiazione solare, non è più in grado di ostacolarla, situazione confermata da simulazioni al computer effettuate da un team di ricercatori guidati da Xi Zhang, del California Institute of Technology.
Lo strato di biossido di zolfo individuato dalla Venus Express nell’alta atmosfera di Venere ci dice, in sostanza, che lo schermo creato dall’acido solforico non è così stabile come creduto nel passato, e che l’idea di utilizzarlo sul nostro pianeta per contrastare l’effetto serra, come suggerito dal premio Nobel Paul Crutzen, può non essere valida come inizialmente ritenuto.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: ESA/MPS/DLR/IDA