In molti saranno rimasti delusi dall'atteso annuncio dato ieri dalla
NASA sulla scoperta di un nuovo batterio nel Mono Lake, in California.
Perché in sostanza di quello si tratta, della scoperta di un
microscopico essere vivente appartenente al gruppo dei Gammaproteobacteria,
ossia un terrestre.
E' però un terrestre molto insolito, perché a differenza di tutti gli
altri noti ha una particolare predilezione per l'arsenico, di cui non
solo si nutre, ma che utilizza anche per accrescere la propria struttura
cellulare.
Di ciò si
sono resi conto alcuni ricercatori
guidati da Felisa Wolfe-Simon, geomicrobiologa della NASA che lavora
presso l'U.S. Geological Survey in Menlo Park, California. Tutto inizia
da alcuni campioni raccolti nel Mono Lake (nella foto), noto per la sua alta
salinità, alcalinità ed elevata presenza di arsenico, dovute al fatto che da
mezzo secolo non c'è un adeguato ricambio delle acque.
Nei campioni i ricercatori scoprono un nuovo batterio, denominato
GFAJ-1, che messo in coltura dimostra di gradire come alimento
l'arsenico, al punto da poter fare a meno del fosforo, elemento ritenuto
indispensabile per lo sviluppo di qualunque forma di vita, poiché
rappresenta la colonna portante del DNA e dell'RNA, di cui è costituente
assieme a carbonio, azoto, ossigeno, idrogeno e zolfo. E' dunque una
delle sei basi che costituiscono tutte le forme di vita conosciute sulla
Terra. Finora, almeno.
Il fosforo è il componente fondamentale nell'alimentazione delle cellule
e nella costruzione delle membrane cellulari, mentre l'arsenico, pur
essendo chimicamente simile al fosforo, è velenoso per la quasi totalità
degli essere viventi, con la sola eccezione già nota di alcuni microbi
che sono in grado di respirarlo.
Ma evidentemente, come dimostra la scoperta di Wolfe-Simon e colleghi,
esistono forme di vita che con l'arsenico ci campano, crescono e si
riproducono, e se succede sulla Terra (per quanto in un ambito ad ora
ristrettissimo) può succedere altrove nel cosmo, su pianeti che
presentano condizioni ambientali paragonabili a quelle del Mono Lake.
E potrebbe essere già successo nel passato anche su Marte, le cui acque
sono andate lentamente prosciugandosi, e dunque arricchendosi di sali e
probabilmente di arsenico. Ciò obbligherà le future missioni automatiche
a non trascurare possibili tracce di vita lasciate da esseri ben
diversi da quelli finora ipotizzati.
Più in generale la scoperta di GFAJ-1 ci obbliga ad allargare le nostre
vedute sulla possibilità di vita extraterrestre e a rivedere molte idee
consolidate nei più disparati settori della ricerca scientifica legati
alla biochimica e alla biologia.
I risultati della scoperta sono già apparsi su Science Express e
usciranno a breve anche su Science. |