Sono stati pubblicati ieri su Meteoritics and Planetary Science ben 20
articoli relativi a studi condotti sui frammenti meteoritici ritrovati
nel deserto della Nubia e originati dal piccolo asteroide 2008 TC3,
esploso un paio di anni fa nei cieli del Sudan.
Prima di impattare l'atmosfera terrestre, l'oggetto aveva un diametro di
circa 4,3 metri e pesava circa 59 tonnellate. Gran parte della massa è
stata polverizzata dall'esplosione e si stima che solo 39 kg siano
sopravvissuti sotto forma di frammenti precipitati al suolo. Di questi,
una decina di kg sono stati recuperati nel corso di quattro spedizioni che dal
secondo al quinto mese dall'impatto si sono succedute nella ricerca dei
frammenti.
Complessivamente sono state recuperate circa 600 meteoriti, l'analisi
delle quali ha fornito risultati in certi casi sorprendenti. Chimici
della Stanford University vi hanno individuato idrocarburi
policiclici aromatici, molecole organiche che assieme agli amminoacidi
riconosciuti da ricercatori del NASA's Goddard Space Flight Center di Greenbelt
rappresentano alcuni dei mattoni della vita.
Ma ciò che più ha sorpreso alcuni ricercatori (come Doug Rumble, Carnegie Geophysical,
e Muawia Shaddad, University of Khartoum) è stato riscontrare che
le meteoriti recuperate appartengono a ben 10 tipologie diverse, pur
essendo state prodotte dal medesimo oggetto, cosa
appurata attraverso la misurazione delle percentuali degli isotopi di
ossigeno in esse contenuti.
Fra tutti i frammenti analizzati, i più
interessanti sono sicuramente le ureiliti, un
rarissimo tipo di meteorite che rappresenta solo l'1% di tutte quelle
conosciute e che secondo gli addetti ai lavori ha un unico progenitore,
il cosiddetto "ureilite parent body", un protopianeta che circa 4,5
miliardi di anni fa subì un catastrofico impatto producendo
numerosissimi frammenti di 10-100 metri di diametro, che si sono dispersi nel sistema
solare.
Nel caso delle ureiliti prodotte da 2008 TC3, la percentuale degli
isotopi dell'ossigeno è apparsa leggermente diversa da quella di altre
ureiliti recuperate altrove, e ciò permetterà di caratterizzare con
maggiore precisione il loro comune progenitore. |