Utilizzando osservazioni radio di lontani quasar per misurare minime fluttuazioni nella posizione dell'asse di rotazione
terrestre, Bruce A. Buffett (University of California, Berkeley) è
riuscito a stimare la forza del campo magnetico che avvolge il nucleo
esterno del nostro pianeta: 25 Gauss, 50 volte più potente di quello che
sulla superficie fa muovere gli aghi delle bussole.
E' la prima volta che qualcuno riesce a produrre una stima diretta di
quel valore, finora vi erano infatti solo valori dedotti da modelli
matematici, alcuni dei quali in sintonia col dato di Buffett, altri
invece ben distanti, e questi saranno ovviamente abbandonati.
Conoscere con precisione la forza del campo magnetico generato dal
nucleo esterno (spesso circa 2200 km) è di estrema importanza per
caratterizzare il nucleo stesso. A un determinato valore corrispondono
determinate temperature, fluidità e velocità.
La temperatura è, in particolare, un parametro fondamentale, perché è la
somma del calore residuo della lontana formazione, del rilascio di
energia gravitazionale da parte di elementi pesanti che sprofondano
verso il nucleo interno, e del lento decadimento radioattivo di elementi
come il potassio, il torio e l'uranio.
L'attenzione di Buffett (come si evince dall'articolo pubblicato ieri su
Nature) si è concentrata soprattutto sull'origine di
quel campo magnetico. Inizialmente la Terra ha ereditato la sua parte
di magnetismo dal disco protoplanetario da cui si è accresciuta, ma
sarebbe scomparso entro 10mila anni se non fosse stato rimpiazzato
dall'effetto dinamo prodotto dalla rotazione del nucleo e quindi dallo
sfregamento fra le masse che lo compongono. Anche così, però, la presenza
della Luna e la precessione che le sue maree impongono al nucleo
terrestre, avrebbero rallentato quest'ultimo fino a indebolirne
notevolmente la capacità di mantenere la forza magnetica riscontrata.
Secondo Buffett, leggere irregolarità nella forma del più rigido nucleo
interno producono modesti movimenti ondosi di ferro e nichel fusi verso
il più fluido nucleo esterno. I calcoli del professore della UC Berkeley
dimostrano che
tali flussi sarebbero ampi solo 30-40 metri ma sufficienti a produrre
correnti elettriche, e quindi ulteriore calore, allorché interagiscono con il campo magnetico del
nucleo esterno.
Questo fenomeno sarebbe in grado di attenuare
notevolmente gli effetti delle precessione (ovvero rallentamento della
rotazione, raffreddamento del nucleo e indebolimento del campo
magnetico), mantenendo il tutto in sostanziale
equilibrio. Un quadro che ben si adatta al timing dedotto dalle
osservazioni dei quasar. |