Un
folto gruppo di astronomi appartenenti alla Rutgers University (New Jersey)
e alla Pontifical Catholic University of Chile, ha scoperto 10
remoti ammassi di galassie attraverso le "ombre" proiettate sul
pattern della radiazione cosmica di fondo (CMB). Ovviamente non si
tratta affatto di ombre, ma il termine con cui sono state
definite una serie di macchie rilevate nella CMB ben si adatta a ciò che
si vede.
Già nei primi anni '70 Rashid Sunyaev e Yakov Zel'dovich predissero che gli ammassi di galassie, soprattutto
se molto massicci, avrebbero creato marcate disomogeneità nella
distribuzione del fondo cosmico rilevabile nelle microonde, previsione
che non tardò ad essere confermata misurando il valore della CMB in
corrispondenza di ammassi noti.
Ora è stata invece fatta l'operazione inversa: prima si è andati alla
ricerca di "ombre"
nella CMB, osservandola con l'Atacama Cosmology Telescope (che raccoglie
onde radio millimetriche), dopo di che, con in mano dozzine di
candidati, si è passati all'osservazione telescopica classica, che ha
fruttato le dieci scoperte anzidette, quattro delle quali rappresentate
nelle immagini in alto (CMB in falsi colori e corrispondenti
immagini ottiche).
Il fenomeno che provoca le ombre è relativamente semplice: i fotoni
della CMB interagiscono con i gas caldissimi dell'ammasso di galassie
che attraversano e vengono in tal modo energizzati. Ciò li rende
visibili a lunghezze d'onda più corte e quindi fuori dalla banda che il
team di ricercatori ha scelto per la ricerca. Non rivelando più fotoni
in quelle regioni, corrispondenti con gli ammassi di galassie, il
risultato è quello di una macchia più o meno scura. Dunque, più che di
ombre si è in realtà in presenza di luce più intensa di quella rilevabile.
Come fanno notare i responsabili della ricerca, fra i quali Felipe Menanteau, Jack Hughes, Leopoldo Infante
e Felipe Barrientos, il nuovo metodo impiegato consentirà nel prossimo
futuro di inventariare un gran numero di remoti ammassi galattici,
raccogliendo preziose informazioni sulla nascita e sull'evoluzione
dell'universo.
I dettagli del lavoro saranno prossimamente pubblicati su The Astrophysical Journal. |