Lo scorso settembre,
la missione del Wide-field Infrared Survey Explorer della NASA entrava
in una nuova fase, denominata NEOWISE, a causa dell'esaurimento del
liquido di raffreddamento del suo sensore infrarosso a maggior lunghezza
d'onda (ne rimangono ora attivi due a lunghezze d'onda più prossime al
visibile).
Fino a quel momento, WISE aveva già scansionato tutto il cielo una volta
e mezza, generando un database molto consistente, relativo ad asteroidi,
comete, stelle, nebulose, galassie e altro ancora. Mano a mano che dati
e immagini vengono processati saltano all'occhio molte curiosità, come
l'aspetto della nebulosa planetaria NGC 1514 (costellazione del Toro),
qui sopra presentata nella sua versione classica, ripresa da telescopi
al suolo (a sinistra), e nella versione WISE, quindi in luce infrarossa
(a destra), "tradotta" in luce visibile secondo un codice colore che
assegna il blu alla lunghezza d'onda di 3.4 micron, il turchese a quella
di 4.6 micron, il verde a quella di 12 micron e il rosso a quella di 22
micron.
Risulta subito evidentissima in infrarosso una struttura a doppio anello
di polveri e gas, totalmente invisibile nel visibile. Secondo Edward Wright
(principal investigator della missione WISE presso la UCLA) e Michael Ressler
(membro del WISE team presso il NASA's Jet Propulsion Laboratory di
Pasadena, California) quella struttura è stata originata dall'espulsione
di materia da parte di una coppia di stelle morenti poste al centro
della nebulosa.
La pressione esercitata dai venti stellari e la radiazione ultravioletta
emessa dai due astri hanno modellato e riscaldato gli anelli quanto è
bastato per renderli visibili nella regione infrarossa indagata da WISE.
Scoperta da William Herschel nel 1790, e già allora identificata
come qualcosa di diverso da un debole ammasso stellare, NGC 1514 viene
osservata e studiata da 220 anni, ma mai prima d'ora era stata
evidenziata la struttura a doppio anello, e ciò fa ritenere che molte
altre nebulose possano avere strutture simili, nascoste però alla
nostra vista dalla brillante fluorescenza dei gas che le compongono, che
soverchia la debole luce dovuta al calore delle polveri riscaldate dalla
radiazione stellare.
I risultati delle ricerche condotte su NGC 1514 dal team di Wright e Ressler
sono in pubblicazione su The Astronomical Journal. |