Calcoli effettuati da
Jan Pflamm-Altenburg e Pavel Kroupa, dell'Argelander-Institut für Astronomie
(Università di Bonn),
in collaborazione con Carsten Weidner della St. Andrews University
(Scozia), dimostrano che nell'universo ci sono meno stelle di quanto
finora creduto.
Lo studio ha avuto come base il conteggio delle singole stelle
appartenenti alle galassie del Gruppo Locale, i cui membri principali
sono la nostra galassia e M31 in Andromeda. Il totale delle stelle
contate si ferma attorno ai 100 miliardi di unità, un numero irrisorio
se si pensa che solo nella nostra galassia alcune stime lo superano
abbondantemente.
Perché così poche? Semplicemente perché il numero è sempre stato
sovrastimato, soprattutto se riferito alle epoche in cui la formazione
stellare era ben superiore all'attuale tasso (circa 10 nuove stelle
all'anno nella Galassia).
L'errore è consistito nel considerare fisso nel tempo il rapporto di 1 a 300 fra
stelle giganti e stelle normali o nane che risulta dai conteggi
diretti effettuati nell'ambito del Gruppo Locale. Considerando invece le
dimensioni delle nebulose da cui nascono gli ammassi di stelle, le
dimensioni medie di questi ultimi e la quantità di stelle che nelle
varie epoche possono essersi formate al loro interno, Pflamm-Altenburg e
colleghi hanno trovato che la densità stellare nelle epoche di massima
formazione nel nostro sistema era talmente elevata che numerose
stelle di taglia piccola potevano fondersi formando stelle giganti,
abbassando di sei volte il rapporto di cui sopra (che diventa 1 a 50) e giustificando
così l'attuale numero di stelle visibili.
Poiché osservando galassie anche molto più lontane di quelle
appartenenti al Gruppo Locale è comunque possibile stimare la quantità
di stelle giganti che contengono, se il rapporto con le stelle più
piccole è universalmente 1 a 50 nelle fasi di maggiore produzione (non c'è motivo per ritenere che non sia
così), allora il numero complessivo delle stelle di tutte le galassie
esistenti assume valori più modesti di quanto ritenuto fino ad oggi.
Ciò ovviamente non cambia gli equilibri fisici e dinamici all'interno
delle galassie, tutt'al più sposta parte del modesto "peso"
attribuito finora alla
materia visibile verso la già predominante componente rappresentata
dalla materia oscura.
I dettagli della ricerca sono attesi sul Monthly Notices
della Royal Astronomical Society. |