24 Nov. 2010

 

All'inizio l'universo era liquido

 

Pochi microsecondi dopo il Big Bang l'universo si comportava come un liquido ultradenso e ultracaldo. Queste le sorprendenti conclusioni a cui è giunto un team di fisici impegnati nell'esperimento ALICE del Large Hadron Collider in funzione al CERN di Ginevra, alla cui guida c'è David Evans (University of Birmingham's School of Physics and Astronomy).
Facendo scontrare nuclei di piombo ad altissime velocità, i ricercatori sono riusciti a generare per brevissimi istanti dei "globi di fuoco" subatomici con temperature superiori a 10 trilioni di gradi, che sono quanto di più vicino al Big Bang sia stato finora prodotto in laboratorio.
Gli eventi non sono stati osservati direttamente, ma si è potuto risalire alle proprietà fisiche della "materia" coinvolta in quei micro big bang attraverso lo studio delle migliaia di particelle che si sono prodotte via via che la temperatura scendeva.
Ne è emerso che il plasma di quark e gluoni (mattoni e cemento della materia) generato dallo "scioglimento" dei nuclei di piombo ha un comportamento che si avvicina più a quello di un liquido che non a quello di un gas, scoperta che mette al bando tutti quei modelli sulla nascita dell'universo che prevedevano in quelle estreme condizioni fisiche un comportamento "gassoso" del giovanissimo universo.
Che negli istanti subito successivi al Big Bang il plasma di quark e gluoni potesse comportarsi come un liquido era già stato indicato da un precedente esperimento condotto negli USA, ma in quel caso le energie raggiunte in laboratorio erano inferiori e quindi si era già un po' più distanti dall'attimo iniziale.
Aumentando ulteriormente le temperature, come avvenuto con ALICE, ci si aspettava di avvicinarsi ancor più al Big Bang e di verificare lo stato gassoso del plasma, e invece no. Se mai ci fu una brevissima epoca in cui il plasma si comportava come un gas, questa deve essere ancora più a ridosso dell'inizio e per raggiungerla serviranno in laboratorio energie ancora più elevate.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: CERN, University of Birmingham