26 Nov. 2010

 

Grandi galassie insolitamente lontane

 

Sono stati anticipati su The Astrophysical Journal online i risultati di una ricerca che ha svelato la presenza di galassie molto massicce in un'epoca lontana solo 1,5-2 miliardi di anni dal Big Bang. Le loro dimensioni superano di 5-10 volte quelle della nostra galassia e appaiono estremamente luminose nell'infrarosso (un esempio è nell'illustrazione qui sopra).
Ad effettuare la scoperta è stato un team internazionale di ricercatori guidato da Danilo Marchesini, professore di Fisica e Astronomia presso la Tufts School of Arts and Sciences (Massachusetts).
A far notizia è il fatto che secondo i modelli più in auge non dovrebbero esistere galassie così grandi in quell'epoca dell'universo, dove il redshift è compreso fra z=3 e z=4, e dove ci si aspetta di trovare galassie mediamente più piccole della nostra, aggregatesi di recente a partire dalla fusione di galassie ancora più piccole.
A complicare le cose ci si mette anche il fatto che l'80% delle galassie giganti scoperte sono molto più luminose nell'infrarosso di quanto sia lecito attendersi a quelle distanze, e ciò confermerebbe che sono ancora in atto processi di formazione stellare molto intensi, pari a qualche migliaio di nuove stelle all'anno per ogni galassia, contro le circa 10 unità prodotte dalla nostra nell'epoca attuale. Ed è soprattutto questa circostanza che la teoria non riesce a interpretare.
C'è però una spiegazione alternativa che potrebbe almeno in parte giustificare quanto osservato da Marchesini e colleghi: l'intensa radiazione infrarossa potrebbe essere il risultato dell'attività di nuclei galattici estremamente vivaci in un'epoca in cui le galassie erano già ricche di polveri lasciate da generazioni stellari giunte al termine della loro evoluzione.
Quell'epoca viene collocata a circa 2,5 miliardi di anni dal Big Bang e le consistenti polveri di quelle grandi galassie potrebbero oscurare a tal punto gli AGN da assorbirne quasi totalmente la luce ultravioletta, riscaldarsi e quindi riemetterla a frequenze infrarosse.
Questa interpretazione offre un quadro meno lontano dalla teoria (strutture un po' più vicine e quindi un po' meno grandi, e minore produzione stellare), ma pone nondimeno delle galassie di dimensioni inattese a distanze dove nessuno si aspettava di osservarle.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: Tufts University