8 Apr. 2011

 

Un nuovo minerale meteoritico

 

E' stato chiamato Wassonite ed è composto unicamente da zolfo e titanio. Questi due elementi formano una struttura a cristallo unico dalle dimensioni talmente ridotte (misura appena 50x450 nanometri, 1/100 del diametro di un capello) da essere stato necessario il microscopio elettronico del NASA's Johnson Space Center di Houston per riuscire a scovarlo (e a determinarne composizione chimica e struttura atomica) nella matrice composta di vari altri minerali, all'interno della meteorite Yamato 691.
Si tratta di una condrite enstatite ritrovata nel dicembre del 1969 fra i ghiacci delle Yamato Mountains, in Antartide, dai membri della Japanese Antarctic Research Expedition, che furono i primi a recuperare esemplari di ben 9 meteoriti diverse, un numero per l'epoca rilevante, che nei decenni successivi, grazie soprattutto a spedizioni statunitensi e nipponiche, sarebbe salito a oltre 40mila unità, inclusi rarissimi campioni di suolo lunare e marziano.
Il 1969 fu un anno importante per quanto concerne le rocce extraterrestri: oltre a cadere le famosissime condriti carbonacee di Allende e di Murchison (contenenti amminoacidi), giunsero nei laboratori i campioni di roccia lunare raccolti durante lo sbarco dell'Apollo 11. Ma solo le tecnologie attuali permettono di raggiungere i più microscopici anfratti di quelle rocce e di scoprire ciò che finora non era nemmeno ipotizzabile, come ad esempio questo nuovo minerale, identificato da un team internazionale di ricercatori guidati da Keiko Nakamura-Messenger.
Il nuovo minerale va ad aggiungersi a una lista di altri 4500 ufficialmente approvati dall'International Mineralogical Association. Il nome scelto, Wassonite, vuole onorare John T. Wasson, professore alla University of California, Los Angeles (UCLA), noto per le sue importanti ricerche su meteoriti e crateri da impatto.
Lo studio del cristallo di Wassonite, così come di altri minerali sconosciuti individuati nella Yamato 691 e tuttora sottoposti ad analisi, permetterà di ricostruire con crescente precisione le condizioni esistenti nel nostro sistema solare all'epoca della sua formazione.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: NASA's Johnson Space Center