Sembra indebolirsi l'ipotesi secondo la quale la superficie e
l'atmosfera di Titano sono interessate dal criovulcanismo, ovvero da
eruzioni di ghiaccio innescate da calore interno al satellite.
Finora questo fenomeno era ritenuto verosimile, soprattutto in una
regione denominata Sotra Facula.
Ma sull'edizione di aprile di Icarus, due ricercatori della NASA,
Jeff Moore (Ames Research Center, Moffett Field) e Robert Pappalardo
(Jet Propulsion Laboratory, Pasadena) hanno pubblicato un articolo
che mette in evidenza come per spiegare tutte le conformazioni ad
oggi rilevate sulla superficie di Titano siano sufficienti l'azione
dell'atmosfera (piogge e venti), quella idrologica (laghi e fiumi) e
la caduta di meteoriti.
Al criovulcanismo si era fatto ricorso per trovare un meccanismo con
cui rifornire di azoto e metano la densa atmosfera di Titano, ma dai
dati sinora raccolti dalla sonda Cassini sembra proprio che
l'interno del satellite sia troppo freddo per generare una
significativa attività geologica, e quindi la trasformazione
dell'atmosfera e della superficie,
almeno in tempi relativamente recenti, potrebbe essere governata
principalmente da fenomeni meteorologici.
Confrontando una mappatura radar di Titano con le immagini della
superficie di Callisto, satellite di Giove, Moore e Pappalardo fanno
notare che in fondo i due satelliti si somigliano, fatta eccezione
per l'assenza di atmosfera nel secondo. Sono simili le dimensioni e
la craterizzazione, e sono paragonabili anche la distanza dal
pianeta in proporzione alla massa di questo e quindi alle forze
mareali. Se dunque Callisto non manifesta alcun criovulcanismo,
perché dovrebbe farlo Titano?
La questione rimane comunque aperta e la soluzione finale potrà
forse venire dai flyby che la Cassini effettuerà in futuro con
Titano. Determinante sarà capire se l'atmosfera può mantenersi senza
un rilevante apporto di gas dall'interno del satellite. |