14 Apr. 2011

 

Analizzata una remotissima galassia

 

Saranno prossimamente pubblicati sul Monthly Notices della Royal Astronomical Society i risultati di una ricerca che ha permesso di stimare l'età media delle stelle che compongono una remotissima galassia, la cui luce data a quando l'universo aveva solamente 950 milioni di anni.
Non è la galassia più distante finora scoperta, ma è la più distante fra quelle esaminate con sufficiente precisione: le sue stelle sono vecchie di 750 milioni di anni. Ciò vuol dire che sono nate quando l'universo aveva appena 200 milioni di anni e la loro presenza può aiutare i ricercatori a capire quando e come l'universo stesso fu reionizzato. Non appena le prime stelle cominciarono a brillare, infatti, la loro radiazione ultravioletta iniziò a strappare elettroni dalle vastissime quantità di atomi di idrogeno libero nello spazio interstellare, mettendo fine a quel periodo definito "dark ages", i tempi bui in cui materia e radiazione interagivano continuamente.
Una sola galassia non può ovviamente aver creato una simile svolta, e pertanto a quella distanza e con quelle caratteristiche ce ne devono essere tantissime altre, ma per ora ne conosciamo abbastanza bene solo una. Questo perché è l'unica alla portata degli attuali telescopi, grazie al fatto di essere stata amplificata nella luminosità di ben 11 volte da una lente gravitazionale rappresentata dall'ammasso di galassie Abell 383 (visibile nella foto qui sopra, presa con la Wide Field Camera 3 e la Advanced Camera for Surveys dell'HST, fra il novembre 2010 e il marzo 2011; è indicata la doppia immagine della galassia amplificata).
Ci sono volute diverse sessioni osservative dei telescopi spaziali Hubble e Spitzer, in aggiunta agli strumenti del Keck Observatory (Hawaii), affinché alcuni ricercatori guidati da Johan Richard, del Center for Astronomical Research, Observatory of Lyon, riuscissero nell'impresa di identificare la lontanissima galassia e di stimare l'età delle sue stelle.
Dopo questa importante scoperta, si fa ancora più spasmodica l'attesa del lancio, verso la fine del decennio, del più potente telescopio spaziale della NASA, il James Webb Space Telescope (JWST), che sarà in grado di studiare in dettaglio, anche senza l'aiuto delle lenti gravitazionali, le primissime galassie apparse nell'universo.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: NASA, ESA, J. Richard (Center for Astronomical Research/Obs. of Lyon, France), and J.-P. Kneib (Astrophysical Lab. of Marseille, France)