19 Apr. 2011

 

Come SDO vede nascere le macchie solari

 

Lo strumento Helioseismic and Magnetic Imager (HMI) del Solar Dynamics Observatory (SDO) ha consentito a un team di ricercatori della University of Central Lancashire di seguire in un periodo di diverse ore la nascita di una macchia solare con una ricchezza di dettagli finora mai raggiunta.
E non ci riferiamo tanto alla risoluzione fotosferica della nuova regione attiva, che già da parecchi decenni è molto elevata, quanto all'emersione della componente magnetica che è all'origine di quella regione. Come noto, le macchie solari, sia singole sia raccolte in gruppi più o meno affollati, sono l'impronta più evidente di una ramificazione del campo magnetico solare che emerge dalla fotosfera e si innalza dentro e oltre la cromosfera, fino a raggiungere in vari casi la corona.
L'SDO è in grado osservare tutti questi ambienti, e in particolare cromosfera e corona, potendo rilevare temperature comprese fra i 50mila e i 10 milioni di gradi. Questa capacità ha consentito al team sopra menzionato, guidato da Stephane Regnier, di seguire la nascita e l'evoluzione di un gruppo di macchie dal livello fotosferico alla corona, identificando il tubo di flusso magnetico ad esso associato, riconoscendolo per il comportamento della materia circostante.
La prima avvisaglia della comparsa della regione attiva studiata da team britannico (tra la fine di maggio e l'inizio di giugno del 2010) è stata la comparsa di "chiazze" di polarità magnetica opposta (bianco = polo positivo, nero = polo negativo) fra la granulazione, su un'area ampia circa 7000 km.
Dopo 5 ore, l'area disturbata dal campo magnetico, ormai già ben definito, si era estesa a 20mila km, valore coincidente con l'estensione delle cosiddette celle di supergranulazione (raggruppamenti di granuli), nel centro delle quali la convezione del plasma verso la superficie è particolarmente efficiente.
Proprio nel centro di quel supergranulo ci si aspettava l'apparizione del primo poro (piccola macchia senza penombra) e invece con sorpresa la macchietta è apparsa su bordo del supergranulo, fatto che complica ulteriormente i tentativi di trovare un modello valido in grado di interpretare al meglio l'emersione dalla fotosfera dei campi magnetici.
I risultati del lavoro di Regnier e colleghi sono stati presentati ieri a Llandudno (Galles), in occasione del National Astronomy Meeting della
Royal Astronomical Society.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: Royal Astronomical Society (RAS)