Quando nel 1984 i paleontologi David Raup
e Jack Sepkoski annunciarono di aver individuato una periodicità di
circa 26 milioni di anni nei 12 eventi di estinzione di massa
avvenuti negli ultimi 250 milioni di anni, fu pubblicata
praticamente in contemporanea da due team di astronomi anche la
possibile spiegazione di quella periodicità: il Sole non è una
stella singola, ma possiede invece una compagna oscura, denominata
Nemesis, distante circa 1 anno luce, che quando percorre il tratto più interno della sua orbita
perturba gravitazionalmente i nuclei cometari della Nube di Oort,
sospingendone un gran numero nel sistema solare interno, dove alcuni, entro tempi relativamente brevi, si schiantano contro i
pianeti, provocando nel caso della Terra le estinzioni di massa.
La prova di tutto ciò è data dalle età dei crateri da impatto lunari
e terrestri, e dal loro apparente concentrarsi in periodi temporali
corrispondenti alle estinzioni di massa.
Un'ipotesi tanto suggestiva quanto inquietante che però viene ora
messa in discussione da un nuovo e statisticamente più accurato
lavoro, pubblicato da Coryn Bailer-Jones, del Max Planck Institute for Astronomy, sul Monthly Notices of the Royal Astronomical
Society.
Con un'analisi statistica più sofisticata e critica, Bailer-Jones
riesamina le età dei crateri trovando un risultato completamente
diverso: non vi sono picchi di craterizzazione intervallati
mediamente di 26 milioni di anni, bensì una leggera e costante
tendenza all'aumento del ritmo di craterizzazione in
quegli stessi ultimi 250 milioni di anni, fenomeno ancora tutto da
spiegare.
Secondo Bailer-Jones, le conclusioni degli anni '80 erano state
influenzate dalla stessa ipotesi di partenza, come dire che era
stato dato involontariamente più peso agli aspetti della ricerca che potevano
convalidare l'ipotesi stessa.
In realtà erano state intraprese anche altre vie, come quella di
attribuire le periodiche estinzioni al moto del sistema solare sul
piano galattico, e quindi all'incontro ravvicinato con altre stelle,
ma non essendo questi eventi necessariamente periodici, e non
essendo in realtà stato riscontrato ora alcun picco di
craterizzazione, le estinzioni di massa possono essere spiegate con
impatti casuali di asteroidi e comete. Questo non significa comunque
che il Sole non abbia una compagna.
Sarà l'analisi dei dati raccolti nell'ambito della missione WISE a
dare una risposta forse definitiva. |