Quando si parla di zona abitabile
di una stella ci si riferisce a un'ampia regione attorno alla stella
stessa entro la quale le temperature sono tali da mantenere l'acqua
allo stato liquido sulla superficie di un pianeta di tipo terrestre,
quindi roccioso e con un'atmosfera ricca di elementi, come
l'anidride carbonica e il vapore acqueo, adatti a generare un
equilibrato e duraturo effetto serra. Poiché l'acqua liquida è alla base della
vita come noi la conosciamo, la zona abitabile all'interno di un
sistema planetario è il luogo migliore dove cercare la vita nel
cosmo.
L'ampiezza della regione e la distanza dalla stella variano in
funzione delle dimensioni dell'astro: nel caso di stelle di tipo
solare, quindi di tipo G, la zona abitabile (detta anche zona di
Goldilocks) è compresa fra 0,95 e 1,4 unità astronomiche (distanza
Terra-Sole = 1 ua); per le nane rosse di tipo M, l'intervallo scende
fra 0,08 e 0,12 ua, mentre per astri più grandi e caldi del Sole si
va ben oltre l'unità astronomica.
C'è però anche un'altra variabile piuttosto importante, messa
recentemente in evidenza da Raymond Pierrehumbert, della University of Chicago,
in un lavoro appena pubblicato su The Astrophysical Journal Letters.
E' la quantità di idrogeno presente nell'atmosfera. Se quest'ultima
è composta prevalentemente di idrogeno, l'effetto serra che si
genera è in grado di mantenere l'acqua liquida in superficie fino a
distanze dalla stella centrale anche 15 volte superiori a quelle
finora considerate.
Nel caso del nostro sistema solare, un pianeta con atmosfera
ricchissima di idrogeno potrebbe avere oceani liquidi anche alla
distanza di Saturno, dove solitamente si riscontrano temperature di
quasi 200°C sotto zero.
E' chiaro che un'atmosfera basata sull'idrogeno potrebbe risultare
ospitale, per quanto ne sappiamo, solo verso forme di vita molto
elementari, e il loro stesso metabolismo, sommato all'eventuale
presenza di vulcanismo sull'ipotetico pianeta, potrebbe finire con
l'alterare profondamente la composizione atmosferica, rendendola più
simile alla nostra e quindi più facilmente attaccabile dal gelo
dello spazio esterno.
Al di là delle ipotesi che si possono formulare, resta il fatto che un
concetto di zona abitabile più ampio di quello finora accettato
rende possibili scenari molto diversi da quelli a cui siamo soliti
pensare, che si vanno ad aggiungere a quello dei pianeti senza
stella, riscaldati da una sorgente geotermica interna (vedi relativa
news). |