31 Ago 2011

 

Macchie solari: l'emersione è prevedibile

 

Negli ultimi anni, l'attività solare a livello fotosferico, quello dove si sviluppano le macchie, è stata tutt'altro che appariscente e le previsioni per i prossimi anni concordano su un complessivo calo di tutta la fenomenologia solare, con massimi di attività modesti e minimi profondi.
Questo quadro non certo esaltante viene ravvivato dai risultati di una ricerca condotta da Stathis Ilonidis presso lo Stanford's Hansen Experimental Physics Laboratory, e recentemente pubblicata su Science. Ilonidis è riuscito dove molti altri ricercatori prima di lui avevano fallito, ossia nel prevedere l'emersione di nuovi gruppi di macchie solari.
Riuscire a conoscere in anticipo di qualche giorno i tempi di formazione delle regioni attive (delle quali le macchie sono l'elemento più rappresentativo), soprattutto di quelle più vaste e vivaci, può consentire di prevedere in anticipo anche i problemi causati alle attività umane dalle tempeste solari che in quelle regioni hanno origine.
Analizzando con un suo nuovo metodo una gran quantità di dati raccolti dai satelliti Solar and Heliospheric Observatory (SOHO) e Solar Dynamics Observatory (SDO) sulla propagazione delle onde acustiche all'interno del Sole, Ilonidis è riuscito a individuare in 4 casi delle anomalie nella propagazione delle onde compatibili con la presenza di un flusso magnetico che emergendo dagli strati più profondi si strava portando verso la superficie solare per formare nuove macchie, poi effettivamente osservate.
Nei 4 casi, la velocità del flusso magnetico era compresa fra 1000 e 2000 km/h, e già da questo piccolo campionario si è capito che tanto più è veloce la salita in superficie tanto più è ampio il gruppo di macchie che si origina. Il metodo di Ilonidis ha permesso di individuare l'insorgere dei flussi già a 65.000 km di profondità e di concludere che alle regioni attive più rilevanti può bastare un giorno per emergere in superficie, mentre le più piccole ne impiegano almeno un paio.
Grazie a questa scoperta c'è ora la possibilità di essere allertati con abbondante margine su possibili tempeste solari derivanti da estese ragioni attive ancora invisibili all'occhio umano.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: Stanford University, Thomas Hartlep