12 Dic 2011

 

Il gesso lasciato dall'acqua marziana

 

Una nuova scoperta fatta dal rover marziano Opportunity, presentata pochi giorni fa da Steve Squyres (Cornell University, Ithaca) all'American Geophysical Union's conference di San Francisco, porta ulteriori prove a favore della presenza di acqua in tempi remoti sul pianeta rosso.
La scoperta riguarda un filone di gesso (denominato Homestake e visibile nella foto) individuato in una piccola area appartenente al bordo del cratere Endeavour. E' largo da 1 a 2 cm, è lungo circa mezzo metro e affiora chiaramente dalle polveri del suolo marziano.
Opportunity ha utilizzato il suo Microscopic Imager and Alpha Particle X-ray Spectrometer per analizzare la composizione di quell'intrusione, trovando che è composta di solfato di calcio idrato, ossia gesso, e che la sua origine non può che essere dovuta all'azione dell'acqua.
Mentre sulla Terra il gesso è molto diffuso, su Marte lo si era in precedenza individuato in una sola area, ma non è ancora chiaro come quel giacimento possa essersi formato. Nel caso invece del filone scoperto da Opportunity, è praticamente certo che la sua origine è dovuta al deposito di calcio disciolto in acqua e mischiato a zolfo proveniente o dal dilavamento di rocce vulcaniche oppure da solfuri gassosi rilasciati durante un'eruzione.
La fanghiglia risultante ha finito col riempire una crepa sotterranea solidificandosi e trasformandosi nel gesso che oggi possiamo osservare e analizzare. Già in passato Opportunity aveva evidenziato composti chimici risultanti dall'azione dell'acqua, ma sempre in ambienti acidi, mentre nel caso di Homestake le condizioni ambientali che hanno portato alla sua formazione erano più neutre e quindi più adatte ad eventuali forme di vita batterica.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: NASA/JPL-Caltech/Cornell/ASU