La davano praticamente tutti per
spacciata e invece la Lovejoy è sopravvissuta al suo passaggio al
perielio, che l'ha vista portarsi ad appena 140.000 km dal Sole,
un'inezia se consideriamo che molte protuberanze solari salgono bel
oltre quella quota. In pratica, la piccola cometa scoperta da Terry Lovejoy
lo scorso 27 novembre 2011 con il suo Schmidt-Cassegrain da 8", si è tuffata nell'infernale corona della nostra stella senza
venire evaporata, come sarebbe stato lecito attendersi.
Il motivo di tutto ciò è forse da attribuire a un'errata stima del
diametro del nucleo cometario, calcolato inizialmente in 200 metri,
ma che invece è probabilmente almeno 2 o 3 volte maggiore.
Designata tecnicamente C/2011 W3 (Lovejoy), questa cometa ha
attratto subito l'attenzione dei ricercatori in quanto scoperta dal
suolo pur trattandosi di un oggetto appartenente alla famiglia delle
comete radenti di Kreutz, tipicamente scoperte dagli osservatori
solari collocati nello spazio (la precedente scoperta di una cometa
radente dal suolo risaliva infatti agli anni '70).
Per osservare il suo passaggio al perielio del 16 dicembre scorso è
stata pertanto utilizzata una piccola flotta di satelliti (gli STEREO, SOHO, SDO, Hinode e PROBA-2),
che hanno permesso di evidenziare alcuni interessanti comportamenti
della cometa, fra i quali la sparizione temporanea della coda (forse
dovuta alla prospettiva o forse causata dal venir meno di materiali
volatili) e uno strano zigzagare, documentato dalle immagini qui
sopra, da attribuire probabilmente all'interazione del materiale
polveroso della coda con le linee di forza del campo magnetico
solare.
Scampato il pericolo, la Lovejoy sta ora recedendo a grande
velocità. Quale sarà la sua precisa orbita dopo aver sfiorato la più
grande massa del sistema solare è difficile dirlo, ma si ritiene che
non la vedremo più per almeno diversi secoli. |