21 Dic 2011

 

La missione verso Venere che non ci fu

 

Talvolta finiscono nei circuiti internazionali delle news di astronomia e astronautica che di nuovo non hanno nulla. È il caso di una circolata ieri e relativa a una mancata missione della NASA verso Venere. La novità sta probabilmente nel fatto che ancora se ne parla, quindi vediamo di che cosa si tratta.
Quando verso la metà degli anni ’60, ancor prima che un equipaggio volasse su un Apollo, la NASA stava già pensando di utilizzare quella stessa tecnologia per andare oltre la Luna. Ma non verso Marte, come sarebbe stato più prevedibile, bensì verso Venere, pianeta del quale allora si sapeva molto poco, ma abbastanza per non ipotizzare un atterraggio, quanto piuttosto un breve periodo di studio dallo spazio ravvicinato.
La prima proposta dettagliata per una missione verso il quasi gemello della Terra fu pubblicata all’inizio del 1967, e prevedeva di usare un Apollo come quelli lunari, con moduli addizionali per le scorte necessarie alla sopravvivenza dell’equipaggio e all’alloggiamento degli strumenti scientifici. Non dovendo sbarcare sul pianeta, il LEM sarebbe stato sostituito dall’Environmental Service Module, una specie di laboratorio abitabile.
La missione verso Venere sarebbe dovuta iniziare in groppa a un razzo Saturno V (lo stesso vettore degli Apollo) nel novembre del 1973, periodo coincidente con una favorevole geometria Terra-Venere e con il minimo di attività solare. La durata prevista per il viaggio di andata era di 123 giorni, durante i quali l’equipaggio (composto verosimilmente da 3 astronauti) avrebbe trascorso una decina di ore al giorno impegnato in osservazioni ed esperimenti scientifici, dedicando il resto della “giornata” al sonno, ai pasti, all’esercizio fisico e, per la prima volta, al tempo libero.
Una volta giunta a destinazione, l’astronave avrebbe sfruttato l’effetto fionda per tornare verso la Terra, operazione che comportava l’impossibilità di entrare nell'orbita di Venere, manovra troppo complessa e rischiosa. La parte più importante della missione si sarebbe così trasformata in un semplice flyby di appena 45 minuti, durante i quali gli astronauti avrebbero effettuato le operazioni più importanti, incluso il rilascio di minisonde nell’atmosfera venusiana, dalle quali avrebbero poi captato i parametri ambientali rilevati e trasmessi.
Terminato il flyby, l’equipaggio si sarebbe liberato di tutti i moduli non più indispensabili e dopo altri 273 giorni, all’inizio di dicembre del 1974, sarebbe rientrato nell’atmosfera terrestre e ammarato nell’oceano Pacifico. In realtà la NASA considerò questo progetto solo una valida ipotesi di ulteriore applicazione delle tecnologie sviluppate nell’ambito del programma Apollo, nulla di più.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: NASA