30 Dic 2011

 

I satelliti "adottivi" della Terra

 

Nell'autunno del 2006 alcuni astronomi impegnati con la Catalina Sky Survey, in Arizona, scoprirono un piccolissimo asteroide, del diametro di pochi metri, che risultava essere in orbita attorno alla Terra. Non era la prima volta che capitava di scoprire oggetti di quel tipo, e si sapeva che il loro legame gravitazionale era molto precario e destinato a durare tipicamente qualche mese.
Come ci si aspettava, anche l'asteroide in questione, denominato 2006 RH120, sparì presto e dal giugno 2007 non fu più avvistato. Ma intanto aveva stimolato una serie di ricerche, come quella prodotta recentemente da M. Granvik, J. Vaubaillon e R. Jedicke (pubblicata su Icarus lo scorso 13 dicembre), che modellizzando il meccanismo di cattura di piccolissimi asteroidi da parte del sistema Terra-Luna, ha evidenziato come il nostro pianeta abbia molto spesso un secondo minuscolo satellite (attorno a 1 metro di diametro), che permane mediamente in orbita per quasi 300 giorni, durante i quali effettua circa 3 rivoluzioni.
Quella minuscola popolazione, denominata Near Earth Satellites, trae origine dalla cattura di piccoli Near Earth Objects e si stima che possa produrre lo 0,1% di tutte le meteoriti che cadono sulla Terra. La loro relativa vicinanza e il loro moto temporaneamente quasi stabile hanno già lasciato ipotizzare la possibilità di raggiungerli con una missione umana per uno studio molto ravvicinato, con prelievo di campioni, se non con la rimozione dall'orbita e il trasporto sulla Terra dell'intero mini asteroide.
Nel frattempo si discute sull'opportunità di definire "satelliti naturali" dei massi che occasionalmente si mettono ad orbitare attorno alla Terra. Se dovessimo equipararli alle normali lune, allora Saturno avrebbe migliaia e migliaia di satelliti, visto che i corpi che compongono i suoi anelli hanno dimensioni molto spesso superiori al metro.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: University of Hawaii, University of Helsinki, Observatoire de Paris