4 Feb. 2011

 

Galassia distrutta a due passi dalla Terra

 

A una distanza compresa fra 16mila e 32mila anni luce dal nostro pianeta c'è una galassia. Più precisamente si tratta di una corrente di stelle, con caratteristiche dinamiche a sé stanti, che rappresenta ciò che rimane di una galassia nana entrata in collisione con la nostra galassia.
A scoprire questa nuova corrente stellare (denominata "Aquarius Stream" per il fatto di trovarsi per lo più nella costellazione dell'Acquario) è stato un team internazionale di astronomi guidati da Mary Williams (Astrophysical Institute Potsdam), che partecipano al Radial Velocity Experiment (RAVE), un'ambiziosa survey spettroscopica che punta a determinare con una precisione senza precedenti velocità radiale, luminosità, temperatura e metallicità del milione di stelle più vicine al Sole. Il tutto, utilizzando lo storico UK Schmidt Telescope del Siding Spring Observatory (Australia).
Pur essendo l'Aquarius Stream la corrente stellare a noi più vicina, la sua prossimità alle regioni galattiche più densamente popolate aveva impedito finora di identificarla. Dalle misure delle velocità radiali delle 25mila stelle già esaminate è stato individuato un campione di 15 membri con moto anomalo, che può essere spiegato applicando un modello dinamico sul dissolvimento delle galassie satellite.
Dal modello si evince che circa 700 milioni di anni fa una galassia nana è stata smembrata dalla nostra, venendo completamente assorbita, e che l'Aquarius Stream è ciò che resta di quell'evento. Non è la prima volta che si identificano correnti di stelle derivanti dall'inglobamento di galassie nane, ma questo è senza dubbio l'esempio più recente e attualmente anche quello a noi più vicino.
Grazie alla RAVE survey, la cui attività si protrarrà fino al 2012, riusciremo ad avere un quadro dinamico molto preciso della nostra galassia, con la possibilità di individuare la provenienza di molte sue componenti e quindi di ricostruirne l'intera storia evolutiva.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: Arman Khalatyan, AIP