10 Feb. 2011

 

Stardust-NExT incontra Tempel 1

 

Mancano 4 giorni e 3,8 milioni di km all'incontro fra la navicella spaziale Stardust-NExT e la cometa Tempel 1. Entrambe sono reduci da precedenti storici rendez-vous.
La Stardust, lanciata il 7 febbraio del 1999, aveva visitato la cometa Wild 2 nel 2004, raccogliendo particelle della chioma, poi inviate verso la Terra, dove sono giunte nel gennaio 2006. Ancora perfettamente operativa, la sonda era stata quindi riprogrammata nel 2007 per l'imminente incontro del 14 febbraio con la Tempel 1, e in quell'occasione era stato aggiunto al nome Stardust il "NExT" che sta per "New Exploration of Tempel".
La Tempel 1 era stata invece raggiunta dalla sonda Deep Impact nel luglio del 2005, il cui obiettivo principale era quello di rilasciare un "proiettile", che si è puntualmente scontrato con la cometa scavando un piccolo cratere ed espellendo una discreta quantità di materiale volatile.
Proprio la nube creata da quel materiale aveva impedito alla Deep Impact di fotografare il nuovo cratere, la cui individuazione e osservazione sarà l'obiettivo principale del flyby che la Stardust-NExT effettuerà la sera del prossimo 14 febbraio (04:37 GMT del giorno 15).
E' previsto che la navicella passi a soli 200 km circa dalla cometa (che ha un diametro di 6 km), producendo 72 immagini ad alta risoluzione. Di queste, alcune inquadreranno parti della superficie già note, mentre altre sveleranno per la prima volta regioni mai osservate. Dal confronto fra le vecchie immagini prodotte dalla Deep Impact (che coprono circa 1/3 della superficie) e quelle che produrrà la Stardust-NExT sarà possibile apprezzare mutamenti superficiali prodotti dall'attività cometaria sviluppatasi negli ultimi 5,4 anni, un periodo quasi coincidente con un'orbita completa della cometa, che è di 5,5 anni.
Come dice Joe Veverka, professore di astronomia e principal investigator di Stardust-NExT, sarà possibile capire come e dove la superficie è cambiata durante l'ultimo passaggio al perielio. Lo studio del cratere generato nel corso della missione Deep Impact permetterà inoltre di determinare le proprietà meccaniche della superficie cometaria, a tutto vantaggio delle future missioni che prevedono sonde in grado di atterrare su quel tipo di nuclei.
Oltre a raccogliere immagini, la Stardust-NExT misurerà anche la composizione, la distribuzione e il flusso degli elementi volatili emessi dalla Tempel 1. Sarà infine interessante individuare e analizzare eventuali terreni stratificati esposti da impatti più o meno remoti, al fine di identificare materiali rimasti inalterati dai tempi della formazione del nucleo cometario e quindi del sistema solare.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: NASA/JPL/Caltech/Cornell University