Mancano 4 giorni e 3,8 milioni di km all'incontro fra la navicella
spaziale Stardust-NExT e la cometa Tempel 1. Entrambe sono reduci da
precedenti storici rendez-vous.
La Stardust, lanciata il 7 febbraio del 1999, aveva visitato la cometa Wild 2
nel 2004, raccogliendo particelle della chioma, poi inviate verso la
Terra, dove sono giunte nel gennaio 2006. Ancora perfettamente
operativa, la sonda era stata quindi riprogrammata nel 2007 per
l'imminente incontro del 14 febbraio con la Tempel 1, e in quell'occasione era stato aggiunto al nome
Stardust
il "NExT" che sta per "New Exploration of Tempel".
La Tempel 1 era stata invece raggiunta dalla sonda Deep Impact nel
luglio del 2005, il cui obiettivo principale era quello di rilasciare un
"proiettile", che si è puntualmente scontrato con la cometa scavando un
piccolo cratere ed espellendo una discreta quantità di materiale
volatile.
Proprio la nube creata da quel materiale aveva impedito alla Deep Impact
di fotografare il nuovo cratere, la cui individuazione e osservazione
sarà l'obiettivo principale del flyby che la Stardust-NExT effettuerà la
sera del
prossimo 14 febbraio (04:37 GMT del giorno 15).
E' previsto che la navicella passi a soli 200 km circa dalla cometa (che
ha un diametro di 6 km), producendo 72 immagini ad alta risoluzione. Di
queste, alcune inquadreranno parti della superficie già note, mentre
altre sveleranno per la prima volta regioni mai osservate. Dal confronto
fra le vecchie immagini prodotte dalla Deep Impact (che coprono circa 1/3
della superficie) e quelle che produrrà la
Stardust-NExT sarà possibile apprezzare mutamenti superficiali prodotti
dall'attività cometaria sviluppatasi negli ultimi 5,4 anni, un periodo
quasi coincidente con un'orbita completa della cometa, che è di 5,5
anni.
Come dice Joe Veverka, professore di astronomia e principal investigator
di Stardust-NExT, sarà possibile capire come e dove la superficie è cambiata
durante l'ultimo passaggio al perielio. Lo studio del cratere generato nel corso
della missione Deep Impact permetterà inoltre di determinare le
proprietà meccaniche della superficie cometaria, a tutto vantaggio delle
future missioni che prevedono sonde in grado di atterrare su quel tipo
di nuclei.
Oltre a raccogliere immagini, la Stardust-NExT misurerà anche la
composizione, la distribuzione e il flusso degli elementi volatili
emessi dalla Tempel 1. Sarà infine interessante individuare e analizzare
eventuali terreni stratificati esposti da impatti più o meno remoti, al
fine di identificare materiali rimasti inalterati dai tempi della
formazione del nucleo cometario e quindi del sistema solare. |