15 Feb. 2011

 

Individuato il disco spesso di M31

 

Sono stati pubblicati sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society i risultati di una ricerca condotta con un telescopio Keck delle Hawaii da un team anglo-americano (guidato da Michelle Collins, Cambridge's Institute of Astronomy), che ha portato alla scoperta del cosiddetto "disco spesso" della vicina galassia M31 in Andromeda. La struttura in questione, presente nella gran parte delle galassie spirali, è fondamentale per la comprensione dell'evoluzione di quei sistemi.
Il disco nel suo insieme è la componente più evidente di una galassia spirale, poiché contiene circa il 70% delle stelle. Le più giovani di queste si trovano generalmente nei bracci, dove le onde di pressione che li sostengono agevolano la contrazione del gas interstellare e quindi la nascita di nuove stelle.
Il disco è a sua volta composto da due sottostrutture: il disco spesso e il disco sottile. Il primo è composto di stelle relativamente vecchie le cui orbite sono distribuite sopra e sotto il disco sottile, che è una struttura più ordinata che si genera verso la fine della formazione delle galassie spirali e che quindi è composto di stelle prevalentemente giovani, con diverse caratteristiche chimiche.
Individuare le due componenti non è così facile come si può pensare, perché bisogna poter misurare con precisione le velocità delle singole stelle, in numero quanto più elevato possibile, cosa fattibile solo per la nostra galassia (ma l'esserci dentro non ci aiuta) e per quelle più vicine, prima fra tutte proprio la grande galassia di Andromeda.
Dalle caratteristiche finora riscontrate, sembra essere confermato il modello che richiede un'enorme energia per la formazione del disco spesso e che vuole alla sua origine l'inglobamento di piccole galassie satellite. Confermata anche la differente composizione chimica dei due dischi.
Future e più accurate osservazioni di quelle strutture ci forniranno preziose informazioni non solo sull'evoluzione di M31, ma anche sull'evoluzione della nostra stessa galassia, vista la loro grande somiglianza.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: Royal Astronomical Society, Amanda Smith, IoA graphics officer