Utilizzando la Wide Angle Camera (WAC) e la Narrow Angle Camera
(NAC) del Mercury Dual Imaging System (MDIS), in dotazione alla
sonda MESSENGER (MErcury Surface, Space ENvironment, GEochemistry,
and Ranging) della NASA, è stato ottenuto il primo suggestivo
mosaico che mostra tutto il nostro sistema planetario visto dalle
vicinanze di Mercurio, attorno al quale la MESSENGER orbiterà
stabilmente dal prossimo 18 marzo.
A realizzare la difficilissima impresa (ostacolata dalla copiosa
luce del vicino Sole e dalla necessità di avere i pianeti nello
stesso campo di vista), è stato un team di ricercatori guidato da Sean Solomon
(MESSENGER Principal Investigator). Il mosaico comprende 34 immagini
prese lo scorso novembre con la WAC, alle quali si aggiungono le
zoomate sui singoli pianeti prese con la NAC. Ogni singolo frame è
la media di tre diverse immagini con esposizione di 10 secondi
ciascuna, opportunamente trattate per ridurre il rumore di fondo.
10 secondi è il tempo massimo di esposizione previsto per il MDIS,
evidentemente non progettato per questo tipo di riprese
estemporanee, e di conseguenza non risultano evidenti i due pianeti
più lontani, Urano e Nettuno, la cui posizione è comunque segnalata
nel mosaico qui sopra.
La sequenza delle immagini risulta sinuosa a causa dell'inclinazione
sul piano dell'eclittica dell'orbita provvisoria della MESSENGER.
Come è facile notare, sono visibili alcuni dettagli interessanti, ad
esempio la Luna, i satelliti medicei e una parte della Via Lattea.
Nel suo formato originale il mosaico era più compresso in larghezza,
ma i tecnici hanno preferito applicare uno
stretching per
renderlo più "leggibile", anche se l'operazione
ha leggermente allungato le immagini planetarie.
Questa visione dall'interno del sistema solare fa coppia con la
visione dall'esterno ottenuta nel 1990 dalla sonda Voyager 1 e
reperibile all'indirizzo:
www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2010-048
Anche in quella occasione non fu possibile registrare Mercurio, non
perché troppo vicino, come accaduto alla MESSENGER, bensì perché
troppo lontano e quindi immerso nella luce solare. |