Una ricerca condotta da un team di
astronomi della University of Tokyo e del National Astronomical Observatory of Japan (NAOJ)
ha permesso di scoprire che fra gli esopianeti possono essere
predominanti le orbite con piani anche fortemente inclinati rispetto al
piano di rotazione delle stelle che li ospitano.
La ricerca è stata focalizzata su una lunga serie di osservazioni
spettroscopiche effettuate con l'High Dispersion Spectrograph del Subaru
Telescope Facility, Hawaii, e aventi come soggetto due pianeti giganti.
Il primo, di 1,3 masse gioviane, ruota in 4,13 giorno attorno alla
stella XO-4, distante 960 anni luce nella costellazione della Lince; il
secondo di taglia nettuniana, ruota in 4,89 giorni attorno alla stella
HAT-P-11, distante 130 anni luce nella costellazione del Cigno.
Entrambi i pianeti transitano periodicamente sul disco stellare e questa
circostanza permette ai migliori spettroscopi di evidenziare nella
simmetria delle righe spettrali un'alterazione nota con il nome di
"effetto Rossiter-McLaughlin (RM). In sintesi, la presenza del
pianeta sul disco produce un'anomalia misurabile nel comportamento delle
righe spettrali provenienti dalla superficie stellare in avvicinamento e
in allontanamento per effetto della rotazione sull'asse.
Note la traiettoria e la velocità radiale del pianeta, l'entità
dell'anomalia permette di determinare l'inclinazione dell'asse di
rotazione stellare e dunque l'inclinazione rispetto ad esso del piano
orbitale del pianeta. Nel caso di HAT-P-11 (raffigurato qui sopra) è
stata ricavata un'inclinazione di 103°.
Per quanto limitata possa apparire la casistica, ciò è sufficiente a far
prendere in sempre più seria considerazione quei modelli di formazione
dei sistemi planetari che prevedono l'interazione "pianeta-pianeta".
Stando a tali modelli, subito dopo la formazione del sistema planetario,
ogni singolo pianeta inizia a influenzare gravitazionalmente le orbite
degli altri, generando un fenomeno di migrazione che predilige come
destinazione orbite finali molto ravvicinate alla stella centrale.
Uno dei risultati di una tale dinamica è l'ampio range delle
inclinazioni dei piani orbitali, situazione che invece mal si adatta ai
modelli di interazione "disco-pianeta", che prevedono sì una migrazione
verso orbite più interne, ma senza variazioni sensibili
nell'inclinazione dei piani orbitali. |