25 Gen. 2011

 

Luci sulla più grande estinzione di massa

 

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Calgari, in Canada, ha scoperto un'importante concausa nella gigantesca estinzione di massa che alla fine del Permiano colpì la vita sulla Terra, annientando quasi il 95% delle specie marine e il 70% di quelle terrestri, dando di fatto il via alla conquista del mondo da parte dei dinosauri.
Che quello spaventoso annientamento avvenuto attorno a 250 milioni di anni fa fosse legato ad eruzioni vulcaniche senza precedenti era già noto, ma ancora non si sapeva che quell'evento ne aveva innescato un altro particolarmente dannoso per la vita sulla Terra, ovvero la combustione di enormi giacimenti di carbone presenti in quella regione di Pangea (il supercontinente dell'epoca) che oggi possiamo geologicamente identificare con un'area della Siberia nota come Siberian Traps, che si estende per circa 2 milioni di km2 (è grande come mezza Europa) e che alla fine del Permiano produsse la più grande eruzione di cui si abbia una qualche testimonianza scientifica.
Come se già non bastassero le polveri e i gas immessi in atmosfera dalle eruzioni laviche e dagli incendi da esse prodotti a danno della vegetazione, la combustione dei giacimenti di carbone liberò immensi quantitativi di ceneri, anidride carbonica e metano, che portarono a forti ripercussioni sull'equilibrio delle temperature e sul ciclo del carbonio, e che ebbero un impatto devastante sulla vita acquatica, già minacciata da un decremento dei livelli di ossigeno che si trascinava da lungo tempo.
Inequivocabili tracce di ceneri di carbone sono state di recente individuate da Steve Grasby, Benoit Beauchamp e Hamed Sanei in rocce sedimentarie (la cui formazione è fatta risalire esattamente all'epoca della grande eruzione) dell'High Arctic canadese, in particolare in quelle del Buchanan Lake, Axel Heiberg Island (foto in alto).
La presenza di quel particolare tipo di ceneri rafforza a sua volta la teoria dell'intenso periodo vulcanico, non essendo possibile immaginare realisticamente una causa diversa per la massiccia combustione del carbone. I risultati della scoperta fatta dal team di Calgari sono stati pubblicati su
Nature Geoscience.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: University of Calgary, Nature Geoscience