Sono stati resi pubblici i risultati scientifici raggiunti grazie alla cosiddetta "prima luce" del Visible Integral-field Replicable Unit Spectrograph-W.
Il VIRUS-W è uno spettrografo ad alta risoluzione in grado di produrre 267 spettri
simultaneamente, uno per ognuna delle sue fibre ottiche, coprendo in
una sola volta un campo ampio ben 1x2 minuti d'arco, caratteristiche che
lo rendono particolarmente adatto allo studio della cinematica stellare delle
galassie vicine.
Nato dalla collaborazione fra Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics
e University Observatory Munich, è stato inaugurato al fuoco dell'Harlan
J. Smith Telescope, di 2,7 metri di diametro, dell'osservatorio di
McDonald, dove ha registrato le velocità della componenti stellari
appartenenti alle regioni centrali della galassia spirale NGC 2903,
distante circa 30 milioni di anni luce. Il campo esaminato è quello
indicato nell'immagine da un rettangolo.
Se è vero che a quelle distanze è attualmente impossibile misurare il
moto delle singole stelle, è comunque possibile misurare il moto medio
di più stelle lungo una specifica linea di vista. Ciò consente di
caratterizzare due importanti parametri della distribuzione delle
velocità: i moti su larga scala, attraverso le velocità medie, e la
dispersione delle velocità fra aree attigue.
Nel caso delle stelle che appartengono a galassie spirali, il moto
attorno al centro è piuttosto uniforme e quindi la dispersione delle
velocità su un'area ristretta è minima. Nelle galassie ellittiche,
invece, le orbite delle stelle sono "disordinate" e la dispersione è più
elevata.
Grazie a VIRUS-W è possibile registrare differenze di velocità di appena
20 km/s a distanze di diversi milioni di anni luce. Nel caso di NGC
2903, all'interno del campo inquadrato dallo spettrografo, sono state
misurate velocità da 80 km/s a 120 km/s.
Attraverso dati di questo tipo è possibile determinare la struttura
cinematica su larga scala delle galassie, ottenendo un quadro
dettagliato della loro storia e informazioni sulla distribuzione delle
masse, soprattutto in prossimità dei nuclei, dove generalmente si
annidano i buchi neri di taglia più rilevante. |