31 Gen. 2011

 

Deviare i NEO con le vele solari

 

L'attenzione verso i Near Earth Objects (piccoli asteroidi che si avvicinano pericolosamente alla Terra) cresce costantemente, anche a seguito dei recenti impatti registrati nell'atmosfera di Giove.
In caso di grave minaccia per il nostro pianeta, si possono tentare due vie per sventarla: la prima, molto improbabile e pericolosa per gli effetti imprevedibili che può produrre, è quella di bombardare l'asteroide; la seconda consiste invece nel creare le condizioni affinché l'oggetto cambi traiettoria e si ponga su un'orbita meno minacciosa.
A quest'ultimo proposito, è stata presentata al 73° Annual Meeting of the International Meteoritical Society una soluzione molto interessante, sviluppata da un team di ricercatori del New York City College of Technology (fra i quali Gregory L. Matloff, Lufeng Leng e Thinh Lê, nella foto), nella quale si ipotizza di deviare i NEO generando in opportuni punti della loro superficie dei jet di materiali volatili, simili a quelli mostrati dai nuclei cometari.
Per creare i jet è necessario sottoporre le aree prescelte a un intenso riscaldamento, operazione che potrebbe essere svolta da collettori solari aventi l'aspetto di gigantesche vele metalliche (spesse solo un decimo di un capello) e capaci di raccogliere e convogliare l'energia solare in un fascio concentrato di radiazione. Volando accanto al bersaglio per diversi mesi, una vela riuscirebbe a riscaldare una determinata area superficiale al punto da innescare la violenta emissione di materiali volatili conservati nel sottosuolo.
Per attuare questo tipo di soluzione è però indispensabile capire fino a quale profondità apportare calore, perché un riscaldamento troppo profondo potrebbe avere il solo effetto di aumentare la temperatura dell'intero asteroide, senza stimolare jet superficiali.
Da esperimenti di laboratorio effettuati dal team del City Tech, impiegando raggi laser rossi e verdi su campioni del meteorite di Allende (in alto a destra nella foto), è emerso che il riscaldamento deve essere concentrato a una profondità quasi irrilevante, forse solo un decimo di millimetro o poco più, il che permetterebbe di creare e controllare un jet, il cui effetto razzo sul lungo periodo riuscirebbe a variare quel tanto che basta l'orbita del NEO di turno.
Sebbene la soluzione lasci qualche dubbio, ci sarebbe la volontà di applicarla ad Apophis prima del suo passaggio del 2029, per scongiurare che in quell'occasione inattese variazioni orbitali possano rendere preoccupante il successivo ritorno del 2036.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: New York City College of Technology, Michele Forsten