1 Lug 2011

 

 

 

 

 

Prime galassie: nuovo quadro evolutivo

 

La formazione di nuove stelle nelle galassie primordiali e la conseguente crescita di queste ultime non sono unicamente legate al fenomeno della fusione fra galassie minori, come finora creduto, e forse quel fenomeno non è nemmeno la causa principale.
La sorprendente rivelazione giunge da una ricerca effettuata con lo Spitzer Space Telescope su un campione di 70 galassie remote, visibili in un universo con età compresa fra 1 e 2 miliardi di anni. Fra gli autori della ricerca, i cui risultati saranno pubblicati su The Astrophysical Journal, ci sono Ranga-Ram Chary e
Hyunjin Shim, del NASA's Spitzer Science Center al California Institute of Technology di Pasadena.
Il 70% delle galassie osservate mostra un'intensa luminosità nella regione rossa e infrarossa dello spettro elettromagnetico, con un picco nella riga H-alfa dell'idrogeno ionizzato, un fatto di per sé già insolito, dal momento che nell'universo a noi contemporaneo l'impronta dell'H-alfa è così marcata solo nello 0,1% delle galassie.
Poiché l'intensa emissione in quella determinata riga spettrale nel campione di galassie considerato può essere stimolata essenzialmente da atomi di idrogeno investiti dalla radiazione ultravioletta proveniente da giovani e massicce stelle, se ne deduce che alti livelli di H-alfa corrispondono a un elevato tasso di formazione stellare.
Nelle remote galassie osservate da Chary,
Hyunjin e colleghi, stanno dunque nascendo nuove stelle a ritmi imprevisti dalle teorie più in auge, addirittura 100 volte superiori a quelli della nostra galassia (dove nascono non più di una decina di stelle all'anno). Ancor più inatteso è il fatto che l'intensa formazione stellare sembra poter perdurare per centinaia di milioni di anni.
Le galassie primordiali non si sarebbero dunque accresciute attraverso periodi di iperattività dovuti a fusioni di galassie minori, bensì grazie a una continua e meno appariscente formazione di nuovi astri di grandi dimensioni. Galassie quindi molto più blu e meno ricche di gas, come indica l'illustrazione in alto, che mostra come apparirebbe la stessa galassia oggi (metà di sinistra) e nel giovane universo (metà di destra).
Ma da dove viene tutta la materia necessaria a rendere conto del fenomeno osservato? Gli autori della ricerca ipotizzato flussi derivanti da filamenti di materia oscura, ma una spiegazione esauriente sembra piuttosto lontana.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: JPL/NASA, Spitzer Science Center