4 Lug 2011

 

 

 

 

 

Ruggine marziana copre tracce di acqua

 

Negli ultimi anni sono state scoperte diverse piccole concentrazioni di carbonati sulla superficie di Marte e ciò è particolarmente interessante perché la formazione di quegli elementi è legata alla presenza di acqua liquida. La loro distribuzione e quantità non risulta però attualmente sufficiente per poter immaginare che quel pianeta fosse un tempo ricoperto di oceani.
Ma un recente lavoro, condotto da
alcuni ricercatori del NASA's Ames Research Center (fra i quali Janice Bishop e Chris McKay) e pubblicato ora su International Journal of Astrobiology, suggerisce che la quantità di carbonati presente su Marte è molto più abbondante e che se ancora non sono state individuate grandi concentrazioni è solo perché si presentano ricoperte dalla ruggine che pervade pressoché tutta la superficie del pianeta rosso (così chiamato proprio per la colorazione conferitagli dall'ossido di ferro).
Bishop e colleghi hanno tratto le loro conclusioni dopo una serie di esami compiuti sulle rocce ricche di carbonati
della Little Red Hill, nel deserto Mojave, in California. Sebbene non sia Marte, la località in questione presenta caratteristiche superficiali che ricordano quel pianeta, e soprattutto vi è un deposito di ruggine che mischiandosi ai carbonati ne rende difficile l'individuazione tramite la semplice indagine spettroscopica. In sostanza, per riconoscere i carbonati è necessario liberarli dalla ruggine, come hanno già fatto in qualche occasione su Marte i rover Spirit e Opportunity.
La mistura di ruggine e carbonati ha comunque una sua specifica impronta, che i ricercatori hanno trovato simile a quella fornita dal Mars Reconnaissance Orbiter per un'antica regione marziana, la Nili Fossae, già nota per essere un potenziale giacimento di carbonati.
Ancor più interessante è il fatto che i ricercatori abbiano trovato nel deserto del Mojave delle alghe resistenti alla disidratazione che si riparano dai raggi ultravioletti del Sole grazie alla presenza della ruggine. La stessa cosa potrebbe essere accaduta su Marte.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: JPL/NASA, John E. Kaufmann