5 Lug 2011

 

 

 

 

 

Per trovare gli alieni si cerca lo zolfo

 

Anche se per ora non siamo ancora riusciti a trovare fra i tanti sistemi solari noti un pianeta che somigli inequivocabilmente alla Terra, sono già piuttosto chiare le idee su che cosa cercare nelle atmosfere degli esopianeti di taglia terrestre per capire se la superficie ospita almeno elementari forme di vita, ad esempio come quelle che vediamo nell'immagine qui sopra.
Si tratta di batteri del tipo Desulfotomaculum acetoxidans, la cui particolarità è quella di utilizzare nella respirazione e nel metabolismo delle molecole solforose, ricavandole dalla decomposizione delle proteine che le contengono. Per questi batteri lo zolfo è vitale come lo è l'ossigeno per noi, e così come noi restituiamo all'atmosfera anidride carbonica, questi microscopici esseri hanno come prodotto di scarto l'acido solfidrico (se si preferisce, idrogeno solforato).
Se un pianeta di tipo terrestre dovesse ospitare sterminate colonie di batteri simili a questi, nella sua atmosfera potrebbero esserci tracce inconfondibili della loro presenza in superficie. In teoria sarebbe dunque sufficiente identificare l'acido solfidrico (per noi molto velenoso) nello spettro di quel pianeta per avere qualche chance di essere di fronte alla presenza di forme di vita aliena.
In realtà le cose non sono così semplici, perché a distanze interstellari e per quantità relativamente modeste, la presenza dell'acqua può mascherare quella dell'acido solfidrico e inoltre quest'ultimo potrebbe essere semplicemente immesso in atmosfera da un'intensa attività vulcanica.
Se però supponiamo che siano proprio i batteri a produrlo e considerando che rilevanti quantità di acido solfidrico danno origine a grandi quantità di aerosol di zolfo puro, questo facilmente rilevabile per via spettroscopica, allora sappiamo che cosa cercare.
A questo proposito sono interessanti le simulazioni fatte da Renyu Hu, dottorando del MIT (Massachusetts Institute of Technology), che partendo da pianeti di tipo terrestre, ovviamente orbitanti nella zona di abitabilità delle loro stelle, e aventi anch'essi un'atmosfera a base di azoto ma con 1000 volte più zolfo della nostra, ha scoperto che quelli sui quali si simula anche la presenza di batteri mostrano nel corso dell'evoluzione una quantità fino a 10 volte superiore di zolfo, un buon punto da cui partire per capire quanta vita c'è nel cosmo.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: American Astronomical Society, MIT, Manfred Rohde, HCIR