Anche se per ora non siamo ancora
riusciti a trovare fra i tanti sistemi solari noti un pianeta che
somigli inequivocabilmente alla Terra, sono già piuttosto chiare le
idee su che cosa cercare nelle atmosfere degli esopianeti di taglia
terrestre per capire se la superficie ospita almeno elementari forme
di vita, ad esempio come quelle che vediamo nell'immagine qui sopra.
Si tratta di batteri del tipo Desulfotomaculum acetoxidans, la cui
particolarità è quella di utilizzare nella respirazione e nel metabolismo
delle molecole solforose,
ricavandole dalla decomposizione delle proteine che le contengono.
Per questi batteri lo zolfo è vitale come lo è l'ossigeno per noi, e
così come noi restituiamo all'atmosfera anidride carbonica, questi
microscopici esseri hanno come prodotto di scarto l'acido solfidrico
(se si preferisce, idrogeno solforato).
Se un pianeta di tipo terrestre dovesse ospitare sterminate colonie
di batteri simili a questi, nella sua atmosfera potrebbero esserci
tracce inconfondibili della loro presenza in superficie. In teoria
sarebbe dunque sufficiente identificare l'acido solfidrico (per noi
molto velenoso) nello spettro di quel pianeta per avere qualche chance di
essere di fronte alla presenza di forme di vita aliena.
In realtà le cose non sono così semplici, perché a distanze
interstellari e per quantità relativamente modeste, la presenza
dell'acqua può mascherare quella dell'acido solfidrico e inoltre
quest'ultimo potrebbe essere semplicemente immesso in atmosfera da
un'intensa attività vulcanica.
Se però supponiamo che siano proprio i batteri a produrlo e
considerando che rilevanti quantità di acido solfidrico danno origine
a grandi quantità di aerosol di zolfo puro, questo facilmente
rilevabile per via spettroscopica, allora sappiamo che cosa cercare.
A questo proposito sono interessanti le simulazioni fatte da Renyu
Hu, dottorando del MIT (Massachusetts Institute of Technology), che
partendo da pianeti di tipo terrestre, ovviamente orbitanti nella
zona di abitabilità delle loro stelle, e aventi anch'essi
un'atmosfera a base di azoto ma con 1000 volte più zolfo della
nostra, ha scoperto che quelli sui quali si simula anche la presenza
di batteri mostrano nel corso dell'evoluzione una quantità fino a 10
volte superiore di zolfo, un buon punto da cui partire per capire
quanta vita c'è nel cosmo. |