11 Lug 2011

 

 

 

 

 

 

 

Galassie: prevale lo spin antiorario?

 

L'ipotesi che il Big Bang possa essere stato un evento simmetrico con un'iniziale espansione uniforme e che di conseguenza l'intero universo nel corso della sua evoluzione si sia mantenuto isotropo almeno su grande scala, viene oggi messa in discussione da una scoperta fatta Michael Longo, professore di fisica alla University of Michigan di Ann Arbor.
Esaminando il senso di rotazione (spin) di 15.158 galassie spirali con redshift inferiore a 0,085 contenute nella Sloan Digital Sky Survey, Longo e un gruppo di cinque studenti hanno scoperto che nell'emisfero nord del cielo, quello alla portata del telescopio di Apache Point, New Mexico, impegnato nella SDSS, vi è una prevalenza di rotazioni antiorarie.
L'effetto, rilevato anche oltre i 600 milioni di anni luce di distanza, ma meno evidente nell'universo a noi più vicino, è in realtà piuttosto modesto, tanto che vi è uno sbilancio a favore dei moti rotatori antiorari di poco inferiore all'8%. Questo valore è però più che sufficiente per avanzare dubbi sulla presunta forma "sferica" di quella singolare esplosione che chiamiamo Big Bang, che poteva avere sue proprietà rotazionali, ereditate poi dalla materia che ha formato le galassie. L'anisotropia degli spin riscontrata in queste ultime potrebbe essere il riflesso di quelle primordiali proprietà rotazionali.
Longo si attende qualcosa di simile anche nel cielo australe, cosa che sembrerebbe confermata da ricerche in corso sul catalogo di spin galattici realizzato da Iye e Sugai. In questo caso, però, ci sarebbe una prevalenza moti orari.
In attesa di necessarie verifiche è forse il caso di essere prudenti, sia perché sono state esaminate solo le poprietà rotazionale di galassie spirali, più facili da determinare, sia perché il campione preso in considerazione, per quanto significativo, appartiene a una regione sì ampia ma pur sempre circoscritta di un universo assai lontano dal suo inizio. Inoltre il nostro punto di osservazione "galattocentrico" potrebbe non essere del tutto ininfluente sui risultati.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: University of Michigan, NASA, Jon Christensen