L'ipotesi che il Big Bang possa essere stato un evento simmetrico
con un'iniziale espansione uniforme e che di conseguenza l'intero
universo nel corso della sua evoluzione si sia mantenuto isotropo
almeno su grande scala, viene oggi messa in discussione da una
scoperta fatta Michael Longo, professore di fisica alla
University of Michigan di Ann Arbor.
Esaminando il senso di rotazione (spin) di 15.158 galassie spirali
con redshift inferiore a 0,085 contenute nella Sloan Digital Sky
Survey, Longo e un gruppo di cinque studenti hanno scoperto che
nell'emisfero nord del cielo, quello alla portata del telescopio di
Apache Point, New Mexico, impegnato nella SDSS, vi è una prevalenza
di rotazioni antiorarie.
L'effetto, rilevato anche oltre i 600 milioni di anni luce di
distanza, ma meno evidente nell'universo a noi più vicino, è in
realtà piuttosto modesto, tanto che vi è uno sbilancio a favore dei
moti rotatori antiorari di poco inferiore all'8%. Questo valore è
però più che sufficiente per avanzare dubbi sulla presunta forma
"sferica" di quella singolare esplosione che chiamiamo Big Bang, che
poteva avere sue proprietà rotazionali, ereditate poi dalla materia
che ha formato le galassie. L'anisotropia degli spin riscontrata in
queste ultime potrebbe essere il riflesso di quelle primordiali
proprietà rotazionali.
Longo si attende qualcosa di simile anche nel cielo australe, cosa
che sembrerebbe confermata da ricerche in corso sul catalogo di spin
galattici realizzato da Iye e Sugai. In questo caso, però, ci
sarebbe una prevalenza moti orari.
In attesa di necessarie verifiche è forse il caso di essere
prudenti, sia perché sono state esaminate solo le poprietà
rotazionale di galassie spirali, più facili da determinare, sia
perché il campione preso in considerazione, per quanto
significativo, appartiene a una regione sì ampia ma pur sempre
circoscritta di un universo assai lontano dal suo inizio. Inoltre il
nostro punto di osservazione "galattocentrico" potrebbe non essere
del tutto ininfluente sui risultati. |