26 Lug 2011

 

Una nuova nebulosa planetaria per Kepler

 

Utilizzando il telescopio di 2,1 metri del Kitt Peak National Observatory, la ricercatrice australiana Orsola De Marco e il dottorando Dimitri Douchin (Macquarie University, Sidney) hanno confermato l'esistenza della nebulosa planetaria Kn 61, successivamente fotografata (immagine qui sopra) da Travis Rector (University of Alaska, Anchorage) con il telescopio Gemini North di 8,1 metri.
Essendo note oltre 3000 nebulose planetarie nella nostra galassia, una in più potrebbe non apparire come una grande notizia. In realtà la cosa è piuttosto interessante per una serie di validi motivi.
La scoperta è avvenuta nella costellazione del Cigno, all'interno dei 105 gradi quadrati che contengono le 150.000 stelle tenute sotto osservazione dal telescopio spaziale Kepler, alla ricerca di nuovi pianeti di taglia terrestre.
A segnalare come probabile nebulosa planetaria la Kn 61 era stato l'astrofilo austriaco Matthias Kronberger, membro del Deep Sky Hunters (DSH), un gruppo di astrofili che setacciando il database della Digital Sky Survey (DSS) ha già individuato un centinaio di probabili nebulose planetarie, tre delle quali, compresa la Kn 61 (detta anche Kronberger 61) proprio all'interno dell'area inquadrata da Kepler. Poiché in quest'area erano 5 le nebulose planetarie finora scoperte, ecco che 1 in più non è poco, considerando che ora Kepler includerà la sua stella centrale fra quelle da tenere sotto controllo nel tentativo di individuare un eventuale compagno legato gravitazionalmente.
E' questo il punto cruciale: da una trentina di anni ci si interroga su come sia possibile che le forme delle nebulose planetarie siano così complesse e multiformi. Non c'è una risposta, ma si ipotizza che tanta varietà sia dovuta all'azione di pianeti massicci in orbita attorno alle stelle morenti che hanno dato vita alle nebulose. L'unico che può verificare l'ipotesi è Kepler e ora che il suo campionario si è rafforzato grazie a una cooperazione fra professionisti e dilettanti, le probabilità di risolvere l'annosa questione sono sensibilmente aumentate.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: Macquarie University - Gemini Observatory/AURA