2 Giu 2011

 

 

Sp1149 e la lente gravitazionale perfetta

 

Le lenti gravitazionali sono un insostituibile strumento per osservare lontanissime galassie altrimenti invisibili. A generare il fenomeno lente sono solitamente grandi ammassi di galassie interposti fra noi e l'oggetto remoto. Purtroppo però gli ammassi non sono lenti perfette, e la distribuzione delle masse al loro interno porta il più delle volte allo stravolgimento dell'immagine iniziale.
Ciò aveva finora reso impossibile distinguere l'esatta conformazione delle galassie remote scoperte grazie alle lenti gravitazionali, e non si era quindi potuto indagarne la struttura e la composizione chimica al punto da dedurre importanti informazioni sulla loro evoluzione.
Ma ecco che riesaminando un'immagine presa con l'Hubble Space Telescope (già pubblicata nel 2009 in un altro lavoro), un gruppo di ricercatori dell'Università delle Hawaii, fra i quali Tiantian Yuan e Lisa Kewley, individuano ai margini di ammasso di galassie una galassia spirale ben definita che risulta lontana 9,3 miliardi di anni luce e che quindi appartiene ad un universo che aveva un terzo dell'età attuale.
La galassia, nota con la sigla Sp1149, risulta amplificata di 22 volte (riquadro grande nell'immagine)rispetto a come apparirebbe normalmente vista dalla Terra (riquadro piccolo) e sebbene ancora molto debole è un soggetto ideale per il Keck II di 10 metri di diametro delle Hawaii, che Yuan e Kewley utilizzano per esaminare spettroscopicamente la distribuzione degli elementi all'interno della spirale.
I risultati sono estremamente interessanti, perché la presenza di ossigeno concentrato nelle regioni centrali e degradante in quantità mano a mano che ci si avvicina ai bracci indica che l'evoluzione chimica della galassia è iniziata proprio dal centro, dove evidentemente sono nati e morti i primi astri che hanno arricchito di metalli (gli elementi più pesanti dell'elio) l'ambiente interstellare.
Capire dove inizia l'evoluzione chimica delle galassie è fondamentale per validare o meno i modelli teorici. Finora il campione di studio includeva solo galassie relativamente vicine e quindi già troppo evolute per distinguere con certezza le regioni evolute per prime. E' un po' come vedere una rana adulta e non sapere che è passata per lo stadio di girino.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: University of Hawaii Institute for Astronomy, Karen Teramura