Giapeto, uno dei più grandi
satelliti di Saturno, ha una particolarità che fin dalla scoperta,
avvenuta ad opera di Cassini nel 1671, ne ha fatto uno degli oggetti
più curiosi del sistema solare: una buona metà della sua superficie
è decisamente più scura dell'altra, tanto che visto dalla Terra
mostra una variazione di ben due magnitudini.
Cassini scoprì Giapeto mentre questo percorreva il tratto più ad
ovest della sua orbita, e si stupì di non riuscire a rintracciarlo
anche ad est del pianeta. E non ci riuscì fino al 1705, quando
finalmente, con un telescopio di maggiore apertura, fu in grado di
seguirlo lungo tutta l'orbita.
Fu lo stesso Cassini a ipotizzare per primo che Giapeto avesse un
emisfero molto più scuro dell'altro e che rivolgendo a Saturno
sempre la stessa faccia offrisse a noi la parte più scura o quella
più chiara a seconda della posizione sull'orbita.
La prima spiegazione scientifica a quello strano fenomeno giunse
negli anni '70 ad opera di Steven Soter, secondo il quale l'emisfero
precedente di Giapeto, quello rivolto verso il senso di marcia,
veniva bombardato da micrometeoriti (più in generale da polveri)
provenienti da un altro satellite di Saturno, collocato su un'orbita
più esterna e retrograda, Phoebe.
A rafforzare l'ipotesi di Soter il fatto che la regione più scura di
Giapeto, denominata Cassini Regio, è esattamente al centro
dell'emisfero precedente, quindi nel probabile punto di massima
raccolta delle polveri. Anche la scoperta nel 2009 di un nuovo
anello di Saturno, posto molto vicino all'orbita di Phoebe e da
questo sospinto verso l'interno, sembrava il definito suggello allo
scenario di Soter.
Ma nel 2010 un gruppo di astronomi, riesaminando una serie di immagini
della missione Cassini, ha evidenziato alcune incongruenze: la
transizione fra emisfero chiaro e scuro non è graduale come ci si
dovrebbe aspettare nel caso di raccolta di polveri lungo l'orbita, ma
è invece
piuttosto netta; i poli risultano inoltre troppo brillanti per essere
interessati dalle polveri, anche se marginalmente; infine, dal punto
di vista spettroscopico la Cassini Regio e Phoebe sono troppo
diversi, difficile quindi credere in un legame.
Ed ecco che ora il team della missione Cassini, guidato da Daniel Tamayo,
della Cornell University, ha risolto
il mistero, dimostrando che l'emisfero oscuro assorbe più luce solare e
quindi accumula calore, che a sua volta sciogliendo il ghiaccio
superficiale scopre materiali meno riflettenti e quindi più
riscaldabili. Il calore si diffonde piuttosto uniformemente
nell'emisfero precedente, invadendo anche parte di quello seguente,
dove una quantità meno rilevante di polveri si deposita a causa
dell'eccentricità dell'orbita delle polveri stesse. Dal complesso
fenomeno
rimangono esclusi i poli, non soggetti al deposito e decisamente
meno illuminati dal Sole.
Tamayo e colleghi sono riusciti a spiegare anche le differenze
spettroscopiche, dimostrando che non è il solo Phoebe a "sporcare"
Giapeto. Infatti anche il piccolo satellite Ymir e probabilmente
anche altre lune irregolari di Saturno sono una fonte della polvere
rastrellata dal "fratello maggiore". |