Sono stati anticipati ieri su
Science Express i risultati di una ricerca condotta su un flash di
raggi gamma davvero insolito per la sua eccezionale durata nel
tempo: due mesi e mezzo! E la cosa a dir poco insolita è che il
flash, denominato Sw 1644+57, continua tuttora a essere rilevato, anche se meno intenso di
quando il satellite Swift lo ha rilevato il 28 marzo scorso. E per
quanto incredibile possa sembrare, colui che più di altri si sta
occupando di questo fenomeno,
Joshua Bloom (University of California, Berkeley), afferma che le
emissioni di raggi gamma, oltre che di raggi X, termineranno
verosimilmente l'anno prossimo!
Già da queste premesse è evidente che non siamo in presenza di uno
dei soliti GRB (Gamma-Ray Burst), quelli che durano al massimo pochi
minuti e sono generati dal collasso gravitazionale di stelle molto
massicce o dalla distruttiva coalescenza di due astri già
collassati.
A generare il flash gamma studiato da Bloom è infatti un evento di
assoluta rarità: una stella di tipo solare che viene smembrata e
sfilacciata da un buco nero un milione di volte più massiccio,
dentro il quale sta precipitando dopo essersi invorticata lungo un
disco di accrescimento. Le due illustrazioni qui sopra descrivono
efficacemente lo scenario.
Tutto ciò sta accadendo nel nucleo di un'anonima galassia lontana
3,8 miliardi di anni luce, che evidentemente ospita nel suo centro
(come moltissime altre galassie) un buco nero che è rimasto
quiescente fino al 24 o 25 marzo scorso (per noi terrestri!), quando
la materia stellare in caduta ha portato il buco nero a generare i
tipici getti antipodali attraverso i quali riversa nello spazio la
sua immensa energia: calcoli effettuati dal team di ricercatori
guidato da Bloom suggeriscono che ben il 10% della massa della stalla in caduta
nel buco nero finirà per essere trasformata in energia.
Speculazioni sulla frequenza con cui fenomeni di questo tipo possono
essere osservati indicano una frequenza di un evento ogni 100
milioni di anni per galassia (con super buco nero nel nucleo).
L'aver quindi colto il fenomeno pochissimi giorni dopo il suo
inizio, ha consentito e ancora consentirà di esaminarlo nella sua
intera manifestazione, offrendo ai ricercatori un'opportunità più
unica che rara di saperne di più sul comportamento dei buchi neri. |