Il destino ultimo del Sole è
quello di trasformarsi in una nana bianca fra circa 5 miliardi di
anni, prima di spegnersi lentissimamente e divenire quasi invisibile. Che cosa succederà ai pianeti è un po' meno certo, ma
sicuramente quelli più interni di tipo terrestre saranno sconvolti
dalla fase di gigante rossa, che potrebbe ridurli in brandelli e
attirarli verso la fotosfera.
Per saperne di più su queste fasi terminali che attendono il nostro
sistema solare, Nathan Dickinson, dottorando al Department of Physics and Astronomy
della University of Leicester (UK), ha deciso di osservare
spettroscopicamente quante più nane bianche possibile, alla ricerca
di tracce di elementi pesanti, attribuibili a materiale catturato
dalle orbite planetarie.
Nel caso delle nane bianche più vecchie e quindi più fredde, con
temperature tipicamente inferiori ai 25mila K, si riscontra la
presenza di elementi quasi certamente prima appartenuti a pianeti,
come ad esempio ossigeno, azoto, silicio e ferro. Nel caso contrario
di nane più giovani e quindi più calde, alcuni degli elementi più
pesanti dell'idrogeno e dell'elio (i componenti principali di queste
stelle collassate) potrebbero anche essersi formati nella nana stessa, ma la
quantità media rilevata, superiore a quella attesa per via teorica,
suggerisce comunque una provenienza esterna, forse non sempre legata
al disgregamento di pianeti.
Capire da dove origina tutto il materiale che "appesantisce" la
composizione originale delle nane bianche, soprattutto quelle più
giovani, può fornirci un'anteprima non solo su ciò che accadrà al
nostro pianeta e agli altri pianeti quando il Sole si trasformerà
prima in una gigante rossa e poi in una nana bianca, ma anche, più diffusamente, un quadro d'insieme su
ciò che avviene alla gran parte delle stelle e dei sistemi
extrasolari che popolano la Via Lattea e le altre galassie.
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