Ieri l'International Space
Station ha rischiato una collisione con un piccolo oggetto non
identificato, appartenente a quella che genericamente viene
definitiva "spazzatura spaziale". Come riferito da
Stephanie Schierholz, portavoce della NASA, le dimensioni del
frammento non sono note, ma il fatto che alla quota della ISS (circa
350 km sopra le nostre teste) le velocità orbitali siano dell'ordine
dei 10 km/s rende anche un
oggetto di pochi centimetri di diametro un proiettile micidiale.
Allertati con abbondante anticipo della potenziale minaccia, 18
minuti prima del passaggio del frammento i 6 membri dell'equipaggio
della ISS si sono rifugiati all'interno di due Soyuz attraccate alla
stazione, dove sono rimasti per circa un'ora e mazza prima di
riprendere le normali attività.
I dati raccolti dall'US Space Surveillance Network indicano che il
piccolo oggetto è passato a soli 250 metri dalla ISS, circostanza
che riaccende le polemiche sulla continua produzione di spazzatura
spaziale.
In 54 anni di esplorazione dello spazio ci sono stati circa 4600 lanci,
che assieme a discutibili esperimenti di distruzione di satelliti in
orbita hanno finito col produrre decine di milioni di frammenti di
metallo, plastica, vetro e chissà che cos'altro. Di questi, 16.000
sono più grandi di 10 cm, mentre 500.000 superano il centimetro, e
tutti sono potenzialmente in grado di danneggiare seriamente
missioni spaziali costate molti soldi e di mettere a rischio la vita
degli astronauti.
Grazie ad accordi fra le maggiori agenzie spaziali, la regione
orbitale che ospita la ISS viene tenuta quanto più possibile
sgombra, ma ciò non impedisce a frammenti con orbite che la
intersecano o che semplicemente si stanno abbassando a causa del
frenamento atmosferico, di portare una minaccia come quella di ieri.
I frammenti che orbitano al di sotto dei 600 km di quota sono quelli
più efficacemente frenati, e quindi restano in circolazione solo
pochi anni. Ben più duraturi sono invece quelli fra 800 e 1000 km di
quota, il cui decadimento orbitale dura decenni. Peggio ancora
oltre i 1000 km, dove perdureranno per secoli o millenni. Una
scomoda eredità che lasciamo ai posteri... |