29 Giu 2011

 

 

 

 

 

Rifiuto spaziale sfreccia vicino alla ISS

 

Ieri l'International Space Station ha rischiato una collisione con un piccolo oggetto non identificato, appartenente a quella che genericamente viene definitiva "spazzatura spaziale". Come riferito da Stephanie Schierholz, portavoce della NASA, le dimensioni del frammento non sono note, ma il fatto che alla quota della ISS (circa 350 km sopra le nostre teste) le velocità orbitali siano dell'ordine dei 10 km/s rende anche un oggetto di pochi centimetri di diametro un proiettile micidiale.
Allertati con abbondante anticipo della potenziale minaccia, 18 minuti prima del passaggio del frammento i 6 membri dell'equipaggio della ISS si sono rifugiati all'interno di due Soyuz attraccate alla stazione, dove sono rimasti per circa un'ora e mazza prima di riprendere le normali attività.
I dati raccolti dall'US Space Surveillance Network indicano che il piccolo oggetto è passato a soli 250 metri dalla ISS, circostanza che riaccende le polemiche sulla continua produzione di spazzatura spaziale.
In 54 anni di esplorazione dello spazio ci sono stati circa 4600 lanci, che assieme a discutibili esperimenti di distruzione di satelliti in orbita hanno finito col produrre decine di milioni di frammenti di metallo, plastica, vetro e chissà che cos'altro. Di questi, 16.000 sono più grandi di 10 cm, mentre 500.000 superano il centimetro, e tutti sono potenzialmente in grado di danneggiare seriamente missioni spaziali costate molti soldi e di mettere a rischio la vita degli astronauti.
Grazie ad accordi fra le maggiori agenzie spaziali, la regione orbitale che ospita la ISS viene tenuta quanto più possibile sgombra, ma ciò non impedisce a frammenti con orbite che la intersecano o che semplicemente si stanno abbassando a causa del frenamento atmosferico, di portare una minaccia come quella di ieri. I frammenti che orbitano al di sotto dei 600 km di quota sono quelli più efficacemente frenati, e quindi restano in circolazione solo pochi anni. Ben più duraturi sono invece quelli fra 800 e 1000 km di quota, il cui decadimento orbitale dura decenni. Peggio ancora oltre i 1000 km, dove perdureranno per secoli o millenni. Una scomoda eredità che lasciamo ai posteri...

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: NASA/EOS