Su The Astrophysical Journal di questa settimana è uscito un
articolo che potrebbe risolvere l'annoso problema
del forte riscaldamento dell'atmosfera solare, la cui temperatura, come noto, passa rapidamente dai
circa 6000°C della fotosfera a qualche milione di gradi tipici della
corona esterna.
Da lungo tempo il complesso campo magnetico solare è ritenuto
responsabile di quel fenomeno, ma nessuna soluzione al problema
finora proposta si è dimostrata del tutto soddisfacente. Ma ecco che
giungono i risultati di una ricerca condotta da un team dalla University of Sheffield
e dalla Queen's University Belfast (guidato da Richard Morton),
che evidenziano come attraverso i pori solari venga trasferita verso
la corona una gran quantità di energia magnetica sotto forma di onde
che per il loro comportamento sono dette "onde salsiccia".
Queste onde emergono dagli strati interni del Sole attraverso le
linee di forza del campo magnetico e passando attraverso i pori provocano la loro
periodica espansione e contrazione, proprio come se uscissero
"salsicce" in serie.
Il team di Morton, col quale ha collaborato anche Robertus von Fay-Siebenburgen (responsabile
del Solar Physics and Space Plasma Research Centre della University of Sheffield), è riuscito a studiare questo particolare fenomeno attraverso il Rapid Oscillations of the Solar Atmosphere
(ROSA), una camera da ripresa appositamente realizzata allo
scopo e resa operativa presso il Dunn Solar Telescope di Sacramento Peak, USA.
(L'illustrazione in alto, dove le dimensioni di un piccolo gruppo di
macchie solari sono confrontate con quelle del Regno Unito, dà
un'idea della risoluzione raggiungibile con ROSA.)
Secondo von Fay-Siebenburgen e colleghi, ulteriori analisi a maggior
risoluzione del comportamento dei pori attraversati da quelle
onde energetiche potrà avvicinarci notevolmente alla
comprensione dei meccanismi fisici che regolano le atmosfere delle
stelle.
Il fatto che dai soli pori possa provenire l'enorme calore che
riscalda la corona solare sembra però cosa un po' improbabile,
perché in un dato momento su tutta la fotosfera di singoli pori (stadio
elementare delle macchie solari, ampi in media poche migliaia di km)
non ce ne sono molti (a volte sono del tutto assenti) e la loro permanenza si misura da
appena qualche ora a pochi giorni. Più verosimile sarebbe che fossero i
singoli granuli, o raggruppamenti di essi, appartenenti alle ombre
della macchie solari a incanalare i flussi di energia magnetica
verso la corona. |