3 Mar. 2011

 

Zone di abitabilità a rischio maree

 

Doccia fredda per chi vedeva una facile possibilità di vita su quei pianeti rocciosi collocati nella cosiddetta “zona di abitabilità” delle nane rosse. La zona di abitabilità è quella fascia di distanze dalla stella centrale entro la quale un pianeta con le caratteristiche della Terra può conservare ampie riserve di acqua allo stato liquido, elemento ritenuto fondamentale per la comparsa e lo sviluppo di forme di vita.
Negli ultimi anni, anche per una questione di “facilità osservativa”, sono stati scoperti diversi pianeti potenzialmente rocciosi e con atmosfera, su orbite comprese nella zona di abitabilità di alcune nane rosse, e ciò ha portato a considerare quel tipo di stelle le candidate ideali per ospitare vita extraterrestre.
Ma un team di astronomi guidati da René Heller, dell’Astrophysical Institute Potsdam, ha voluto calcolare i possibili effetti deleteri delle maree esercitate da quelle piccole stelle sui loro vicini pianeti, ottenendo risultati molto scoraggianti. In pochi milioni di anni le forze mareali riescono a rendere perpendicolare l’asse di rotazione del pianeta rispetto al piano dell’orbita, creando forti differenze di temperatura fra poli ed equatore, con conseguenti violentissime tempeste e una graduale evaporazione dell’atmosfera.
Oltre a questi effetti estremi, il team di Heller prevede anche pesanti trazioni interne al pianeta, sufficienti a produrre un massiccio vulcanismo globale. Non bastasse tutto ciò, prima o poi i periodi di rotazione e rivoluzione del pianeta finirebbero col sincronizzarsi, esponendo stabilmente un emisfero alla radiazione stellare e l’altro al gelo eterno.
Applicando il loro modello al promettente esopianeta Gliese 581g, Heller e colleghi arrivano ad escludere che possa avere acqua in superficie. In conclusione, se vogliamo trovare una seconda Terra dobbiamo cercarla attorno a un secondo Sole.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: Astrophysical Institute Potsdam, ESO/L. Calcada (image)