Lontana 43 milioni di anni luce dalla Terra, la galassia che vediamo
in questa immagine è detta "Occhio di Sauron" per la similarità che
alcuni astronomi vi hanno visto con l'occhio del malefico
personaggio del "Signore degli Anelli".
In realtà si tratta delle regioni centrali della galassia spirale NGC 4151, così come si
mostrano sommando una ripresa nei raggi X del Chandra Observatory
(tonalità blu), con una nell'HII presa all'osservatorio di La Palma dal Jacobus Kapteyn Telescope
(tonalità gialla), e con una ripresa radio centrata sull'idrogeno
neutro presa con il Very Large Array (tonalità rossa).
La massa di idrogeno neutro appare distorta dall'interazione con il
resto della galassia, e al suo interno i moti turbolenti hanno
originato regioni di formazione stellare, identificabili con le
piccole chiazze gialle. Parte dell'idrogeno risulta invece in caduta
verso il centro, dove lo attende un vorace buco nero.
NGC 4151 è infatti una delle galassie più vicine fra quelle che
mostrano l'inequivocabile attività di un buco nero supermassiccio
centrale, e la luce X (quella blu) che si irradia dal centro è
verosimilmente ciò che resta di un picco di attività verificatosi in
tempi relativamente recenti.
Per spiegare la componente luminosa mostrata da Chandra sono state
avanzate due possibili soluzioni. Nella prima si ipotizza una
rapidissima crescita del buco nero attorno a 25mila anni fa, con
conseguente emissione di una tale quantità di radiazione da riuscire
a ionizzare pesantemente il gas circostante, tanto che ancora oggi
quegli atomi si stanno ricombinando emettendo raggi X.
Anche la seconda soluzione chiama in causa la caduta di materia nel
buco nero, ma qui è l'interazione della materia stessa con il disco
di accrescimento che provoca poderosi flussi di gas in uscita, che
riscaldano direttamente il gas più esterno, provocando l'emissione
di raggi X. In questo caso la durata del fenomeno è stimata in circa
100mila anni.
La relativa brevità dei due periodi di elevata attività del buco
nero, e la necessità del loro frequente ripetersi per giustificare
la massa del buco nero, implica che simili fenomeni parossistici
debbano occupare almeno l'1% della vita del buco nero stesso. |