17 Mag. 2011

 

 

L'antropocene è davvero un'epoca?

 

Che i pianeti possano conservare tracce di vita, anche molto remota, è evidente dalla presenza dei fossili sulla Terra, da auspicabili formazioni simili nel sottosuolo di Marte, e probabilmente dalle alterazioni chimiche che ci si attende di scoprire in futuro nelle atmosfere di pianeti extrasolari simili al nostro.
Certi del fatto che la vita, soprattutto quella "intelligente", sia in grado di alterare l'ambiente che la ospita, diversi ricercatori si stanno ora ponendo il problema di capire se la presenza umana è già così rilevante da aver di fatto dato inizio a un nuovo periodo geologico. In altre parole se le nostre attività all'interno del sistema Terra hanno creato una svolta che condizionerà inevitabilmente le epoche future. Di questi temi si è parlato settimana scorsa a Londra, durante un simposio della
British Geological Society, al quale hanno preso parte numerosi scienziati di varie discipline, incluso Paul Crutzen, vincitore di premio Nobel per le sue scoperte sul danneggiamento dello strato di ozono atmosferico dovuto alle attività umane.
Crutzen è anche il creatore del termine "antropocene" col quale sempre più spesso viene indicata l'epoca attuale di cambiamenti planetari dovuti all'uomo, anche se non c'è accordo sui tempi di inizio dell'epoca e tanto meno sulla sua possibile durata futura. Ufficialmente stiamo vivendo l'Olocene, epoca iniziata 12mila anni fa, con la fine dell'ultima età del ghiaccio, e proprio rispetto a quel periodo c'è l'unico dato geologicamente certo di un cambiamento attribuibile all'uomo moderno, ed è la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera, rimasta per quasi 12mila anni fra le 260 e le 285 parti per milione, mentre solo negli ultimi secoli è salita mediamente fino alle attuali 390 ppm, grazie, almeno in parte, al continuo impiego di combustibili fossili.
Forse non basta per aggiungere l'antropocene al gruppo di circa 150 fra eoni, ere, periodi, epoche ed età in cui è stata suddivisa la storia della Terra degli ultimi 3,6 miliardi di anni, ma se si considerano altri rilevanti effetti dell'ingombrante presenza umana, come le attività di estrazione di materie prime dal sottosuolo, le grandi opere idrauliche (ad esempio la diga sul fiume Yangtze, nella foto vista dallo spazio, che ha mutato il clima di parte della Cina), nonché la deforestazione e la riduzione della biodiversità, favorita quest'ultima (anche involontariamente) dai mezzi di trasporto intercontinentali, ecco che si creano i presupposti per alterazioni del sistema Terra che potrebbero essere riscontrate per mezzo di analisi geologiche anche in un lontano futuro. Una firma indelebile dalla nostra attuale incapacità di vivere in armonia con la natura.

 

by Michele Ferrara & Marcel Clemens

credit: British Geological Society