Che i pianeti possano conservare tracce di vita, anche molto remota,
è evidente dalla presenza dei fossili sulla Terra, da auspicabili
formazioni simili nel sottosuolo di Marte, e probabilmente dalle
alterazioni chimiche che ci si attende di scoprire in futuro nelle
atmosfere di pianeti extrasolari simili al nostro.
Certi del fatto che la vita, soprattutto quella "intelligente", sia
in grado di alterare l'ambiente che la ospita, diversi ricercatori
si stanno ora ponendo il problema di capire se la presenza umana è
già così rilevante da aver di fatto dato inizio a un nuovo periodo
geologico. In altre parole se le nostre attività all'interno del
sistema Terra hanno creato una svolta che condizionerà
inevitabilmente le epoche future.
Di questi temi si è parlato settimana scorsa a Londra, durante un
simposio della
British Geological Society, al quale hanno preso parte numerosi
scienziati di varie discipline, incluso Paul Crutzen, vincitore di premio
Nobel per le sue scoperte sul danneggiamento dello strato di ozono
atmosferico dovuto alle attività umane.
Crutzen è anche il creatore del termine "antropocene" col quale
sempre più spesso viene indicata l'epoca attuale di cambiamenti
planetari dovuti all'uomo, anche se non c'è accordo sui tempi di
inizio dell'epoca e tanto meno sulla sua possibile durata futura.
Ufficialmente stiamo vivendo l'Olocene, epoca iniziata 12mila anni fa,
con la fine dell'ultima età del ghiaccio, e proprio rispetto a quel
periodo c'è l'unico dato geologicamente certo di un cambiamento
attribuibile all'uomo moderno, ed è la concentrazione di anidride
carbonica nell'atmosfera, rimasta per quasi 12mila anni fra le 260 e
le 285 parti per milione, mentre solo negli ultimi secoli è salita
mediamente fino alle attuali 390 ppm, grazie, almeno in parte, al
continuo impiego di combustibili fossili.
Forse non basta per aggiungere l'antropocene al gruppo di circa 150
fra eoni, ere, periodi, epoche ed età in cui è stata suddivisa la
storia della Terra degli ultimi 3,6 miliardi di anni, ma se si
considerano altri rilevanti effetti dell'ingombrante presenza
umana, come le attività di estrazione di materie prime dal
sottosuolo, le grandi opere idrauliche (ad esempio la diga sul fiume Yangtze,
nella foto vista dallo spazio, che ha mutato il clima di parte della
Cina), nonché la
deforestazione e la riduzione della biodiversità, favorita
quest'ultima (anche
involontariamente) dai mezzi di trasporto intercontinentali, ecco
che si creano i presupposti per alterazioni del sistema Terra che potrebbero essere riscontrate per mezzo di analisi
geologiche anche in un lontano futuro. Una firma indelebile dalla
nostra attuale incapacità di vivere in armonia con la natura. |