Rielaborando dati contenuti nel
ROSAT All-Sky Survey, relativi a regioni celesti incluse nel 2
degree Field Galaxy Redshift Survey (2dFGRS),
Jasmina Lazendic-Galloway, Amelia Fraser-McKelvie e Kevin Pimbblet
(nella foto) hanno scoperto almeno una parte della massa barionica
(protoni, neutroni ed elettroni) mancante nell'universo locale. Le
teorie più accreditate prevedono l'esistenza di una quantità di
materia a bassa densità ma ad altissima temperatura (circa 1 milione
di gradi Cesius) associata a strutture filamentari composte di
ammassi di galassie.
Nonostante decenni di ricerche, nella consapevolezza che a causa
dell'elevata temperatura quella materia poteva risultare visibile
nei raggi X, nessun ricercatore era mai riuscito a produrre dati
sufficienti a stabilire le proprietà di quella materia (quantità,
distribuzione, densità, temperatura, flusso energetico etc.), finora dedotte solo
attraverso modelli numerici.
C'è invece riuscita la studentessa di 22 anni
Amelia Fraser-McKelvie, alla
School of Physics della Monash University (Australia),
nel
corso di un internato estivo. Coadiuvata dai già laureati Jasmina
Lazendic-Galloway (esperta di astronomia X) e Kevin Pimbblet
(docente universitario e coautore di un catalogo sui filamenti di
galassie), la Fraser-McKelvie ha saputo sfruttare al meglio le
attuali tecniche di elaborazione digitale delle immagini,
intensificando il segnale contenuto nelle riprese del satellite
ROSAT, evidenziando così ciò che prima era passato inosservato.
La ricerca si è focalizzata su una popolazione di 41 filamenti di
galassie, sui livelli di energia del loro flusso X e sulla loro
densità elettronica.
La Lazendic-Galloway e Pimbblet hanno poi fatto il resto,
interpretando opportunamente il nuovo materiale e producendo i risultati finali, ora pubblicati sul
Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, con grande
soddisfazione della giovanissima e talentuosa studentessa. |