Grazie a una lunga ricerca
condotta con telescopi dell'European Southern Observatory e con il
Nordic Optical Telescope di La Palma, un gruppo di astronomi del Niels Bohr Institute
della University of Copenhagen ha risolto un annoso problema legato
all'esistenza nella nostra galassia (e anche in altre galassie) di
stelle assai vecchie ma relativamente ricche di metalli molto
pesanti, come il platino, l'oro e l'uranio.
Questa situazione è in realtà un controsenso, perché gli elementi
chimici presenti subito dopo la nascita dell'universo erano
l'idrogeno e l'elio, con tracce di litio, e quando questi entro il
primo miliardo di anni, sotto l'influenza della materia oscura,
hanno iniziato a dar forma alle prime galassie, le stelle in esse
contenute, e ancor oggi esistenti, non potevano che essere composte
quasi esclusivamente di idrogeno ed elio.
L'arricchimento di metalli (termine con cui gli astronomi indicano tutto ciò che pesa
più degli elementi primordiali) può certamente essere venuto dalla
nucleosintesi interna alle singole stelle, ma questo
processo è efficiente fino alla creazione del nichel e si ferma con
quella del ferro. Quindi, a maggior ragione, dovrebbe essere
impossibile rilevare elementi più pesanti nello spettro di stelle
vecchie quasi quanto le galassie e dunque quasi quanto l'universo.
Poiché l'unico evento stellare in grado di creare i metalli più
pesanti è la supernova, i ricercatori dell'NBI, in particolare Terese Hansen,
hanno cercato una relazione fra queste ultime e le vecchie stelle
ricche di metalli, valutando essenzialmente due diversi meccanismi
di arricchimento.
Il primo scenario vede una vecchia stella essere investita
dall'esplosione di una compagna, che così la "contamina" con i
propri metalli pesanti. Il secondo scenario vede invece un rapido
arricchimento in metalli delle nubi protostellari dell'alone
galattico da parte di materiale espulso sotto forma di getti da
supernovae esplose nei primissimi milioni di anni di vita della
Galassia; in questo secondo caso le vecchie stelle sarebbero già nate
ricche di metalli.
Dal momento che fra le 17 stelle considerate nella ricerca, le
doppie ricorrono con una frequenza ritenuta normale, il 20%, e
quindi non c'è motivo di ritenere che manchino delle compagne
esplose come supernovae, lo scenario più realistico sembra essere il
secondo. |