Si discute da lungo tempo sulla possibilità che Plutone nasconda un
oceano di acqua liquida al di sotto dello spesso strato di ghiaccio
che lo ricopre. Per quanto distante dal Sole e collocato in un luogo
dove la temperatura si aggira attorno ai -200°C, il pianeta nano
potrebbe contenere nel nucleo una quantità di elementi radioattivi
sufficiente a produrre il calore necessario a mantenere liquido uno
strato di acqua ampio come tutto il globo del pianeta nano.
In particolare, si fa affidamento
sulla presenza del diffusissimo potassio-40 (che decade in argo-40 e
che viene usato per datare le rocce), individuato in numerose
meteoriti in percentuali superiori a quelle che servirebbero a
tenere liquido un oceano su Plutone.
Per capire se effettivamente l'oceano esiste, Guillaume Robuchon e Francis Nimmo,
della University of California di Santa Cruz, hanno modellizzato
l'evoluzione termica del pianeta nano e studiato il comportamento
del guscio di ghiaccio di azoto più esterno, per capire come la
superficie può presentarsi se l'oceano esiste, il tutto da
riscontrare poi nella realtà quando nell'aprile 2015 la sonda New
Horizons raggiungerà Plutone.
Secondo Robuchon e Nimmo, l'esistenza dell'oceano potrebbe essere
confermata dall'assenza di un rigonfiamento equatoriale, presente
invece nella misura di circa 10 chilometri se il pianeta nano è
totalmente ghiacciato. In mancanza di rigonfiamento, ci si aspetta
che l'oceano di acqua liquida (frammista ad altri elementi) si trovi
al di sotto di una crosta solida composta prevalentemente di azoto e
spessa circa 160-170 km, valori validi anche per la profondità
dell'oceano stesso.
Altri indizi sulla presenza dell'oceano verranno dalle immagini ad
alta risoluzione della superficie (fino a 62 metri/pixel) che la New
Horizons prenderà. Quanto più numerose e diffuse saranno le
strutture originate da tensioni interne, tanto più probabile sarà
l'esistenza di elementi liquidi. |